Zagarise e il campo di germoplasma del ciliegio: l’Arsac in prima linea per la rinascita della frutticoltura calabrese
Fin dal 1993, Arsac è impegnata in un ambizioso progetto di raccolta, conservazione e studio del germoplasma delle varietà frutticole storiche presenti sul territorio calabrese

Nascosto tra i boschi dell’altopiano silano, a 1000 metri di altitudine, in località Crongerino di Zagarise (Cz), si trova un luogo silenzioso ma di straordinaria importanza per il futuro dell’agricoltura calabrese: il campo di raccolta del germoplasma del ciliegio, gestito da Arsac – l’Azienda regionale per lo sviluppo dell’agricoltura calabrese. Qui, dove l’aria è sottile e i ciliegi respirano la brezza montana, prende forma una delle missioni più preziose e strategiche dell’agricoltura del futuro: preservare, studiare e valorizzare le antiche varietà fruttifere locali, riscattando il patrimonio genetico agricolo della Calabria, oggi a rischio di estinzione.
Un lavoro iniziato trent’anni fa e ancora più attuale
Fin dal 1993, Arsac è impegnata in un ambizioso progetto di raccolta, conservazione e studio del germoplasma delle varietà frutticole storiche presenti sul territorio calabrese: melo, pero, castagno, ciliegio, ma anche prugno, pesco, fico, olivo. Un patrimonio di biodiversità selezionato nei secoli dai contadini, che rischiava di scomparire sotto la spinta delle coltivazioni standardizzate e dei mercati globali.
Il campo di Zagarise rappresenta uno dei “campi catalogo” più importanti della regione, un laboratorio a cielo aperto dove le vecchie varietà vengono coltivate, osservate e classificate, non per nostalgia, ma per costruire un’agricoltura più resiliente, identitaria e sostenibile.
Un tesoro raccolto dai territori: le varietà del campo di Crongerino
Le marze – ovvero le porzioni di ramo usate per gli innesti – sono state raccolte negli anni da diversi Comuni calabresi, spesso da alberi solitari sopravvissuti in piccole proprietà rurali, coltivati per il solo consumo familiare, non per il mercato. Ecco alcune delle varietà censite e custodite nel campo di Zagarise: Grafioni da Nicastro (Cz), Gambo lungo e Sottocase da Zagarise (Cz), Posino da Taverna (Cz), Imperiale da Camigliatello Silano (Cs), Limune, Bombino, Nicastrese, Maiatico da Petronà (Cz), Nero da Sersale (Cz), Decollatura da Decollatura (Cz). Ogni varietà racconta una storia fatta di clima, altitudine, suoli, mani esperte. Le differenze nei frutti – forma, colore, periodo di maturazione, sapore – sono espressione diretta di quella “diversità coltivata” che oggi è considerata un valore strategico per l’agricoltura del futuro.
Studio scientifico e passione agronomica: la metodologia Arsac
Sul campo, ogni pianta viene seguita con rigore agronomico. L’Arsac ha predisposto apposite schede pomologiche, attraverso le quali vengono registrati con precisione i rilievi sulle caratteristiche morfologiche dell’albero, i tempi di fioritura, la modalità di allegagione e i dettagli sulla fruttificazione.
Obiettivo? Individuare le varietà che meglio si adattano ai contesti pedoclimatici della regione, valorizzare la resilienza naturale di queste piante (spesso più resistenti a malattie e stress ambientali), e fornire materiale di base per nuovi impianti frutticoli in chiave tradizionale ma produttiva.
Oltre l’agronomia: un progetto culturale e sociale
Il recupero delle varietà antiche di ciliegio, come di altri frutti, è molto più di un esperimento botanico. È un progetto culturale e civile. Significa: difendere l’identità agricola calabrese. Contrastare l’omologazione del gusto. Offrire opportunità di reddito locale e turismo rurale. Educare alla qualità, alla stagionalità e alla memoria del cibo. Significa anche ridare valore ai piccoli borghi dell'entroterra calabrese, dove spesso questi alberi resistono come reliquie viventi di una civiltà rurale che ha molto da insegnare sul rapporto tra uomo e natura.
Una Calabria che parte dai semi del passato
In un tempo in cui la biodiversità agricola globale si riduce drasticamente, il lavoro dell’Arsac a Crongerino di Zagarise rappresenta un esempio virtuoso di tutela attiva del patrimonio genetico locale. Non solo conservazione, ma rilancio produttivo, progettualità agricola, costruzione di nuove economie legate al territorio.
La rinascita della frutticoltura calabrese passa anche da qui: dai ciliegi silenziosi delle montagne, da mani esperte che innestano, osservano, studiano, selezionano. Perché ogni albero custodito oggi può diventare una filiera virtuosa domani, fatta di frutti autentici, paesaggi integri e comunità più forti.