Questo periodo potrebbe definirsi “Punto di non ritorno”, proprio come il titolo del documentario con protagonista Leonardo Di Caprio, attore, attivista ambientale e messaggero di pace delle nazioni unite. Nella pellicola si parla approfonditamente di cambiamenti climatici, un’emergenza equipollente alla pandemia che stiamo vivendo, o forse ancora più grave, seppur meno veloce ma distruttiva allo stesso modo.

I cambiamenti climatici di origine antropica stanno causando pesanti disagi e circa 1,5 milioni di morti all’anno. Il problema è stato generato dalla società industriale, e chi ne sta pagando maggiormente le conseguenze sono attualmente gli stati dove il tasso di povertà è altissimo. Secondo Sunita Narin, attivista ambientale indiana, i consumi eccessivi del mondo occidentale potrebbero finire per distruggere il pianeta, la costruzione degli edifici sono sempre più imponenti ed è normale che si consumi di più rispetto al passato. La questione degli stili di vita e dei consumi è assolutamente un fattore cardine, deve stare al centro dell’attenzione sul clima, lo stiamo notando negli ultimi due mesi, difatti alle misure contenitive per il Coronavirus l’inquinamento è diminuito sostanzialmente, seppur sappiamo benissimo che servirà a ben poco. Appena cesserà l’emergenza l’uomo probabilmente riprenderà le proprio abitudini, lo pensa anche il noto cantautore F.Guccini ” gli uomini non imparano, dimenticano. Anche dopo l′11 settembre si diceva che sarebbe cambiato tutto ma non è cambiato nulla. Gli uomini non imparano. È nella natura umana il dimenticarsi presto delle tragedie passate per riprendere la vita di sempre. Il post Coronavirus sarà una corsa a chi per primo riprenderà la vita di sempre. Una gara in cui vince chi dimentica” 



In connubio alle parole realistiche di Guccini, possiamo citare anche quelle di F. De Andrè, quando nel suo diario “Sotto le ciglia chissà” scriveva “l’aspetto più inumano della nostra società è che gli uomini valgono meno delle monete”. Tutto ciò trova un senso profondo in questo sistema che crede di rubare alla natura il suo tempo, di eccedere in molti aspetti e stranamente di sperare in un futuro migliore solo grazie alla potenza economica.  Le classi sociali più povere come L’India, l’Africa o il Bangladesh, sono state già inesorabilmente travolte dai primi segnali di questo vero e proprio stravolgimento del clima, la pioggia che mediamente cade in 6 mesi in tali aree scende generalmente in 5 ore, quindi i raccolti vengono costantemente distrutti, i danni sono spesso irrimediabili. I governi devono capire che i cambiamenti climatici sono un problema reale ed urgente, non il frutto della nostra immaginazione. Gli Stati Uniti sono lo stato con il più alto tasso di emissione di gas serra al mondo e tutti noi abbiamo avuto dei vantaggi grazie ai combustibili fossili (fonte principale di inquinamento dell’atmosfera), di questo ne siamo consapevoli. Con la dimostrazione che stiamo avendo in questi mesi di lockdown, abbiamo tutti la responsabilità di dare l’esempio, e soprattutto di aiutare il mondo in via di sviluppo nella transizione, prima che sia troppo tardi; questo non può continuare a passare quasi inosservato. Tante isole sono invase da gravi inondazioni, dovuti all’innalzamento del livello del mare, e presto potrebbero essere sommerse; isole abitate e con l’impossibilità di trasferire intere popolazioni.

Gli oceani hanno un compito fondamentale, quello di stabilizzare il clima, ma questi non riescono più a trattenere il biossido di carbonio emesso nell’atmosfera, così come gli alberi. Stiamo distruggendo gli ecosistemi, e proprio da qui potrebbe essere nato il Covid19, si pensa sia una conseguenza della distruzione degli ecosistemi dovuti all’uomo. La distruzione di habitat e di biodiversità provocata dall’uomo rompe gli equilibri ecologici in grado di contrastare i microrganismi responsabili di alcune malattie e crea condizioni favorevoli alla loro diffusione.



Ciò che distrugge gli ecosistemi sono anche le manovre delle grandi aziende mondiali che mirano al profitto, ad esempio gli acquisti di alcuni beni che noi facciamo giornalmente, come ad esempio l’olio di palma; infatti per avere tante piantagioni di palma da olio vengono rase al suolo tante foreste di fondamentale importanza. Tale condizione solitamente vede aumentare il prezzo dei prodotti sul mercato (esempio Carbon Tax) con la speranza che ne diminuisca l’acquisto e quindi la minor devastazione, e di conseguenza un lieve ripristino degli ecosistemi. Tutto questo però solitamente non accade, perciò pare che non possa essere una delle misure da adottare per le aziende internazionali.

Le persone non vogliono affrontare il problema, non vogliono essere responsabili dei cambiamenti climatici. Se non dovessimo continuare a non prendere dei provvedimenti le temperature aumenterebbero velocemente, fino a 3°c oltre la media a livello globale entro 40-50 anni. Tuttavia, gli accordi di Parigi hanno definito delle misure di contenimento dell’inquinamento, di cui il nuovo presidente degli Usa si è già tirato fuori, indicando tali mutamenti come naturali.



IN CONCLUSIONE: l’emergenza CoronaVirus ed il lockdown degli ultimi 70 giorni stanno rispondendo a tante delle nostre domande, facendo emergere delle riflessioni che fino a poco tempo fa potevano sembrare infondate.


  1. abbiamo capito che l’inquinamento ha contribuito all’espansione del contagio, e che paradossalmente ed involontariamente è diminuito temporaneamente dappertutto grazie alle misure di contenimento adottate.

  2. L’Italia sta avendo molta difficoltà ad affrontare l’emergenza, sia a livello ambientale che economico ed ovviamente sanitario. La prevenzione è l’arma migliore, Ippocrate diceva che prevenire è meglio di curare. In futuro potrebbero presentarsi altre gravi pericoli, come quelli legati al clima, o altri disastri localizzati, quali un terremoto, una grosso movimento franoso, un’alluvione. Chiediamoci se siamo pronti ad affrontare tali difficoltà e se siamo veramente protetti dalle istituzioni. 

  3. Molte delle risorse economiche stanziate per questo tipo di emergenze finiscono nel dimenticatoio. Chi ne paga maggiormente le conseguenze è sempre il ceto medio basso della popolazione. Tanti senzatetto hanno avuto pesanti difficoltà, diversi altri pur avendo una dimora fissa non hanno avuto aiuti a sufficienza, i quali dovrebbero arrivare principalmente dallo stato e non solo dalle persone con una situazione reddituale analoga. Ad incidere  su ciò grava sempre l’evasione fiscale, spettro indiscusso del sistema, che sottrae a chi ne ha veramente bisogno, procedendo con la dinamica del vittimismo. 


Siamo quindi noi il motore della nostra distruzione, con la nostra frenesia e la presunzione di considerare esclusivamente gli aspetti economici. Abbiamo il dovere di cambiare rotta prima che sia troppo tardi, perchè la natura domina sempre e sta trovando gradualmente la sua strada per ribellarsi.

Di Salvatore Intrieri