Oltre 800 morti e dispersi nel Mediterraneo centrale
Ogni naufragio rappresenta un fallimento e l'incapacità degli Stati di proteggere i più deboli".
Per le tre organizzazioni "questi ennesimi incidenti generano un senso di profonda frustrazione per i ripetuti appelli inascoltati a potenziare risorse e capacità per le operazioni di ricerca e soccorso in mare a supporto della Guardia Costiera Italiana. Ogni naufragio rappresenta un fallimento collettivo, un segno tangibile dell'incapacità degli Stati di proteggere le persone più vulnerabili". Si contano morti e dispersi, fino ad arrivare ad un numero di 800 persone nel Mediterraneo.
Il numero certo delle vittime nel primo naufragio
In un primo naufragio - ricordano -i morti accertati sono 10, e avrebbero perso la vita "per soffocamento sul ponte inferiore dell'imbarcazione su cui viaggiavano". 51 sopravvissuti sono stati portati in salvo a Lampedusa dalla nave Nadir dell'ong Resqship, che ha soccorso la barca di legno partita dalla Libia. I loro paesi di origine sono Siria, Egitto, Pakistan, Bangladesh. In un secondo incidente, dopo essere stati soccorsi da un peschereccio e trasferiti su un mercantile, 11 superstiti sono stati soccorsi dalla Guardia Costiera nello Jonio e portati in salvo a Roccella Ionica insieme al corpo di una donna, mentre altre 64 persone risultano disperse in mare. Secondo la ricostruzione dei sopravvissuti, il motore dell'imbarcazione, partita otto giorni prima dalla Turchia, si sarebbe incendiato, facendo rovesciare lo scafo a 110 miglia nautiche dalle coste italiane.
Superstiti e dispersi
I superstiti e i dispersi in mare provengono da Iran, Siria e Iraq. Tra i sopravvissuti, 2 bambini accompagnati e 2 donne. "A tre giorni dalla Giornata Mondiale del Rifugiato con la quale si ricorda il dramma di 120 milioni di persone costrette a fuggire da guerre, violenze e persecuzioni - sottolineano - questi nuovi incidenti in mare, che coinvolgono rifugiati e migranti, risultano quanto mai inaccettabili". "Oltre alla necessità urgente di un sostegno europeo alle operazioni di ricerca e soccorso, è fondamentale - concludono Unhcr, Oim e Unicef - promuovere un più ampio accesso a percorsi sicuri e regolari nell'Unione Europea per le persone migranti e rifugiati, affinché non siano costrette a rischiare la vita in mare".