Mario Occhiuto
Mario Occhiuto

Al referendum consultivo per la “Città Unica” di Cosenza prevale il no: i fautori del sì, dopo la sonora sconfitta - ed un ancor più sonoro astensionismo da parte dei cittadini dei tre comuni interessati (Cosenza, Rende e Castrolibero) affidano ai social le loro considerazioni a caldo. 

Mario Occhiuto: “ha vinto l'astensionismo”

Tra questi Mario Occhiuto, senatore di Forza Italia: “come spesso accade di fronte a grandi innovazioni e riforme - scrive -, chi si è sentito direttamente minacciato ha votato no, mentre molti altri, forse per disinformazione o disinteresse, non hanno colto fino in fondo i vantaggi che la fusione avrebbe potuto portare. Ha prevalso il campanilismo, che ha prodotto risultati ribaltati tra Cosenza, Rende e Castrolibero, alimentando divisioni invece di favorire una visione unitaria. Ha vinto anche l’astensionismo, un segno preoccupante di una società sempre più distante dai processi decisionali e dalla partecipazione attiva”.

“Più facile restare ancorati al passato”

“Inoltre, non possiamo ignorare il populismo, con un voto che è stato anche una protesta contro i partiti e i corpi intermedi, schierati tutti per il sì. Questo dato riflette una profonda disillusione verso le istituzioni e un individualismo crescente, dove spesso prevale il lamento sul cambiamento e il rifiuto delle novità, anziché la volontà di costruire un futuro comune. Viviamo in una società in cui manca una cultura della partecipazione: siamo pronti a pretendere progresso e diritti, ma spesso disinteressati a fare la nostra parte per costruirli. È più facile restare ancorati al passato che immaginare un futuro diverso e migliore.” 

Il mea culpa di Occhiuto

“Questo, però, non significa che dobbiamo arrenderci: al contrario, serve un impegno ancora più grande per coinvolgere, informare e ricostruire un senso di comunità. Ringrazio chi ha creduto in questo progetto e chi, con spirito critico, ha espresso opinioni diverse. Il progetto della città unica non è in ogni caso un fallimento, ma un’idea che oggi non è stata compresa fino in fondo, forse anche per colpa nostra. Ma tentare era necessario, perché la città unica non sarebbe comunque mai potuta nascere attraverso i singoli comuni o i sindaci, bloccati da campanilismo e da un conflitto di interessi legato ai seggi a cui aspirano”. 

“Solo un referendum popolare poteva dare una possibilità a questa visione, al di sopra delle divisioni politiche e amministrative. Il nostro impegno per il bene del territorio deve continuare: unire le forze e superare le divisioni resta l’unico modo per garantire un futuro migliore a tutti. Il risultato di oggi non chiude questa visione, ma la rafforza come obiettivo da perseguire, passo dopo passo”.