Agricoltore
Agricoltore

Giovani agricoltori solo sulla carta, studenti universitari fuori sede nella realtà. È questa la fotografia che emerge dalle indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Catanzaro e dalla Procura della Corte dei Conti, che hanno portato alla luce un presunto raggiro ai danni della Regione Calabria per oltre 500mila euro di fondi pubblici. I protagonisti della vicenda sono tre giovani, N.L. (26 anni, Sellia Marina), I.M. (27 anni, Cicala) e G.R. (34 anni, Catanzaro) – che avrebbero indebitamente beneficiato di risorse comunitarie destinate al ricambio generazionale nel settore agricolo, grazie ai finanziamenti del PSR e della PAC.

Agricoltori “fantasma”

Secondo la ricostruzione investigativa, i tre avrebbero ottenuto cospicui contributi dichiarandosi titolari di aziende agricole attive e presentandosi come nuovi imprenditori del settore primario. In realtà, nessuno di loro avrebbe mai svolto attività agricola reale, né acquisito formalmente la qualifica di coltivatore diretto. Al contrario, i militari delle Fiamme Gialle hanno documentato come i tre giovani vivessero stabilmente lontano dai loro comuni di residenza. L. e M. risultavano domiciliati a Rende, dove frequentavano l'Università della Calabria come studenti fuori sede. G.R., invece, viveva a Roma, dove collaborava come giornalista freelance e addetto stampa.

Contributi ottenuti senza titolo

Il meccanismo, secondo la Procura contabile, si basava sull’utilizzo del nome dei figli all’interno di aziende agricole di famiglia, al solo scopo di intercettare fondi pubblici previsti per favorire l’ingresso delle nuove generazioni nel settore agricolo. Una pratica che, oltre a rappresentare un inganno, avrebbe anche compromesso le finalità sociali e produttive dei bandi regionali. In totale, il danno stimato alle casse pubbliche supera i 526mila euro. L’indagine ha portato al sequestro di documentazione informatica, contratti di affitto universitari, istanze per il contributo studenti fuori sede e persino dispositivi elettronici prelevati dalle abitazioni familiari. Tutti elementi che rafforzerebbero l’ipotesi di un utilizzo strumentale e fraudolento delle agevolazioni europee. “Le finalità per cui erano state predisposte le erogazioni pubbliche risultano completamente disattese”, scrive la Procura della Corte dei Conti nelle citazioni a giudizio. Invece di sostenere l’ingresso di forze giovani e motivate in un settore in crisi come l’agricoltura calabrese, le risorse sarebbero finite in mani che non ne avevano né diritto né reale intenzione d’investirle nel lavoro della terra.