La 'ndrangheta esercita un controllo significativo sull'agricoltura calabrese, in particolare nella Piana di Gioia Tauro, attraverso pratiche di sfruttamento lavorativo e gestione illecita delle coltivazioni di arance, mandarini, pomodori e altre produzioni agricole. Questa infiltrazione avviene sia mediante il racket delle coltivazioni e la gestione dei fondi pubblici, sia attraverso il caporalato e lo sfruttamento dei lavoratori migranti.

L'agricoltura sotto assedio

Il controllo delle cosche sulle aziende agricole

Le indagini hanno rivelato che la 'ndrangheta esercita pressioni sugli agricoltori locali, imponendo il pagamento di tangenti o obbligandoli a cedere parte dei loro raccolti. In alcuni casi, le cosche gestiscono direttamente le attività agricole, utilizzando terreni confiscati o acquisiti illegalmente. Questo controllo permette loro di riciclare denaro sporco e di consolidare la propria presenza sul territorio.

Le frodi sui fondi pubblici

Un metodo comune utilizzato per appropriarsi di fondi pubblici è la creazione di aziende agricole fittizie o l'utilizzo di prestanome per presentare progetti falsi. Ad esempio, un'inchiesta ha portato all'arresto di otto persone legate a diverse cosche calabresi, accusate di aver beneficiato indebitamente di contributi pubblici erogati dall'Arcea, l'Agenzia Regione Calabria per le Erogazioni in Agricoltura.

Tra gli arrestati figurava Teresa Gallico, che, nonostante fosse detenuta al 41 bis, continuava a percepire contributi come imprenditrice agricola, con somme utilizzate per finanziare le attività della cosca.

Le misure istituzionali contro le infiltrazioni mafiose

Le istituzioni hanno adottato diverse misure per contrastare l'infiltrazione mafiosa nel settore agricolo. La Regione Calabria ha emanato una legge specifica per il contrasto della 'ndrangheta, mirata a prevenire fenomeni corruttivi e a promuovere la cultura della legalità. Tuttavia, nonostante gli sforzi, il fenomeno rimane diffuso, come evidenziato dalla relazione della Corte dei Conti, che sottolinea la persistenza di illeciti nella gestione dei fondi comunitari destinati all'agricoltura.

Il caporalato e lo sfruttamento dei lavoratori migranti

Il caporalato è una forma di sfruttamento lavorativo in cui intermediari illegali, noti come "caporali", reclutano manodopera, spesso migrante, per impiegarla in condizioni disumane. Nella Piana di Gioia Tauro, i caporali, spesso in collusione con la 'ndrangheta, gestiscono la forza lavoro agricola senza rispettare le normative contrattuali o sindacali.

I lavoratori sono costretti ad accettare salari miseri, condizioni abitative precarie e orari di lavoro estenuanti. Nonostante la rivolta del 2010 a Rosarno, che portò all'attenzione pubblica le condizioni disumane dei lavoratori migranti, la situazione è rimasta critica. Con l'avvicinarsi della stagione di raccolta degli agrumi, molti migranti vivono ancora in tendopoli sovraffollate e prive dei servizi essenziali, esposti a sfruttamento e abusi.

Operazioni contro il caporalato nella Piana di Gioia Tauro

Le autorità hanno intrapreso diverse operazioni per contrastare il caporalato e lo sfruttamento lavorativo nella Piana di Gioia Tauro. Ad esempio, nell'ambito del Piano "Focus 'ndrangheta", sono state controllate numerose aziende agricole, portando a denunce e sanzioni. Tuttavia, nonostante questi sforzi, il fenomeno persiste, alimentato dalla domanda di manodopera a basso costo e dalla complicità di alcuni proprietari terrieri affiliati alla 'ndrangheta.

Le operazioni delle forze dell’ordine contro la 'ndrangheta agricola

Negli ultimi anni, le forze dell'ordine hanno intensificato le operazioni contro la 'ndrangheta nel settore agricolo.

  • Marzo 2023: un blitz dei carabinieri ha colpito la cosca Piromalli, con 49 arresti, evidenziando il controllo della cosca su attività agricole nella Piana di Gioia Tauro.
  • Luglio 2024: un'operazione ha portato all'arresto di 11 persone, accusate di gestire piantagioni di cannabis riconducibili a cosche delle province di Reggio Calabria e Catanzaro.
  • Novembre 2024: un'operazione contro il clan Abbruzzese ha portato all'arresto di 15 persone, tra cui Leonardo Abbruzzese, latitante dal 2023. L'indagine ha evidenziato il coinvolgimento del clan in attività estorsive e nel controllo di aziende agricole nel Cosentino.

La minaccia della 'ndrangheta per l’agricoltura calabrese

Questi esempi dimostrano come la 'ndrangheta continui a infiltrarsi nel settore agricolo, utilizzando sia metodi tradizionali di controllo territoriale che strategie più sofisticate per appropriarsi di fondi pubblici destinati all'agricoltura.

L'infiltrazione della 'ndrangheta nel settore agricolo calabrese rappresenta una minaccia significativa per l'economia locale e per la legalità. Lo sfruttamento lavorativo, facilitato dal caporalato, viola i diritti umani e ostacola lo sviluppo socio-economico della regione.

Verso un rafforzamento dei controlli e della legalità

È fondamentale rafforzare i controlli, potenziare la presenza dello Stato e delle istituzioni sul territorio e promuovere politiche di tutela dei lavoratori agricoli per combattere il fenomeno. Solo attraverso un'azione coordinata tra forze dell'ordine, istituzioni e società civile si potrà contrastare efficacemente l’influenza della criminalità organizzata nel settore agricolo calabrese.