Ilaria Mirabelli e quella maledetta auto: la prova che non era lei a guidare
Alessia Mirabelli, sorella della compianta Ilaria, si è messa a disposizione delle autorità ed è entrata nella Volkswagen Up: i suoi piedi, però, non hanno toccato i pedali
La conferma della perizia: i piedi non arrivano ai pedali
Alessia Mirabelli è entrata in quella maledetta auto per un gesto di amore e di rabbia, con gli occhi pieni di lacrime e il cuore straziato. Quella stessa macchina dove sua sorella Ilaria ha vissuto i suoi ultimi istanti di vita in quel tragico pomeriggio del 25 agosto. Ma la verità, quella che non ha mai abbandonato Alessia neanche per un secondo, è venuta fuori con forza: Ilaria non poteva essere alla guida di quella Volkswagen Up. I suoi piedi non avrebbero mai raggiunto i pedali, come dimostrato dalla perizia del 9 ottobre scorso, disposta dalla procura di Cosenza su richiesta della famiglia di Ilaria Mirabelli.
Non si tratta di supposizioni, ma di fatti: la perizia ha confermato ciò che era già evidente a chiunque avesse guardato la realtà senza distorcerla. Alla guida di quella macchina c’era Mario Molinari, non Ilaria.
Le testimonianze, le supposizioni e la verità
Non basta: due testimoni hanno già messo nero su bianco le loro dichiarazioni, firmando in procura e confermando ciò che era evidente. Tuttavia, la verità è stata calpestata fin dall’inizio. Un carabiniere, di cui non vale nemmeno la pena ricordare il nome, ha osato dichiarare il falso in un referto sporco, scattando foto e tentando di coprire il responsabile. Questo comportamento è un insulto alla giustizia, un atto barbaro che ha cercato di seppellire la verità per proteggere chi ha causato questo incidente mortale.
Molinari era alla guida? Le prove che confermano la tesi
La famiglia Mirabelli, attraverso il loro legale Guido Siciliano e il consulente ingegnere Fabrizio Coscarelli, è stata costretta a combattere una battaglia lunga e dolorosa solo per dimostrare ciò che era ovvio fin dal principio: Mario Molinari era alla guida. La prova eseguita nel deposito Aci con la macchina ancora sotto sequestro ha definitivamente inchiodato questa verità. La relazione del consulente della procura, l’ingegnere Fausto Carelli Basile, consegnata ai magistrati Donatella Donato e Mariangela Farro, non lascia spazio a dubbi.
Ora la procura di Cosenza deve agire. All’inizio, l’errore grave di aprire un fascicolo per omicidio colposo contro ignoti ha dato a Molinari e ai suoi protettori il tempo di insabbiare. Ma quel tempo è finito. Se si accerterà, come ormai è evidente, che si tratta di un omicidio stradale, non ci sono più scuse: è necessario procedere con misure cautelari o avviare subito un processo. La giustizia non può più aspettare, così come non possono farlo i parenti di Ilaria, gli amici e Cosenza tutta che, barcollando, cercano di tenere duro in questo mare di dubbi giudiziari e vane promesse.