Si celebra oggi 10 Aprile la Domenica delle Palme, ricorrenza che, nella religione cristiana, ricorda l’entrata trionfale di Gesù Cristo nella città di Gerusalemme, osannato dalla folla che lo salutava agitando rami di palma.

Non tutti sanno, però, che questa festività costituisce, per antonomasia, anche la festa dei contadini ed è caratterizzata da moltissime tradizioni tramandate nel tempo, diverse in ogni regione.

Il simbolo per eccellenza è quello del ramoscello d’ulivo e di alloro, che viene benedetto e scambiato in segno di pace. Queste piante, in realtà, assumono anche credenze pagane relative a quei riti arcaici della mitologia greca, fortemente intrisi nella tradizione calabrese.

L’usanza del ramoscello d’ulivo benedetto, infatti, ha origini remote: risalirebbe ad una costumanza dell’Antica Grecia di appendere alle porte delle case l’iresione, un ramo di ulivo intrecciato a forma di corona, carico di frutti, che si toglieva l’anno seguente, bruciando il vecchio per scaramanzia.

Ancora più suggestivo è il forte legame presente all’interno di alcune celebrazioni tipiche, presenti in alcune zone della Calabria, dove questa antica popolazione ha affondato le proprie radici. Ogni anno, infatti, in occasione della Domenica delle Palme, in alcune zone della Calabria, si ripeta un antico rito originario dai celebri e accattivanti “misteri eleusini”.

I misteri eleusini costituiscono dei riti religiosi misterici che si celebravano annualmente ad Eleusi, città dell’antica Grecia, nel santuario di Demetra. Quando Eleusi fu incorporata nello stato ateniese, questa tradizione fu estesa a tutta la Grecia antica, fino alle sue colonie. Tra queste, molte zone della Calabria erano stabilimenti greci, tra cui Bova, paese del reggino ancora fortemente legato a queste tradizioni.

Viene chiamata “la festa delle Pupazze” o “delle Persephoni”, dal nome della madre di Demetra, appunto Persephone, dea che proteggeva, come abbiamo detto all’inizio, i contadini e l’agricoltura.

La tradizione è caratterizzata dal portare a processione fino alla chiesa di San Leo “le Pupazze”, figure femminili costruite con le foglie di ulivo e abbellite con fiori, frutta e primizie. Queste “statue vegetali” vengono benedette e successivamente spezzate in diversi rametti, chiamati steddhi, per distribuirli ai presenti.


La suggestiva tradizione rimanda chiaramente al culto della dea dell’agricoltura e, conseguenzialmente, all’inizio della Primavera, stagione che fa da culla alla quaresima e alle festività pasquali, richiamando l’idea della natura e della fioritura.