Gusto Ribelle: la Calabria e la globalizzazione ‘piccante’
In un mondo sempre più globalizzato, le contraddizioni abbondano, ma alcune di esse sembrano gridare più forte di altre. Prendiamo il caso della Calabria, la terra per eccellenza del peperoncino, simbolo della sua identità culturale e culinaria. Eppure, basta fare un giro tra gli scaffali dei supermercati per scoprire un paradosso inquietante: i peperoncini che troviamo in vendita nella grande distribuzione spesso provengono dall’altra parte del mondo. E la domanda sorge spontanea: com'è possibile che in una regione che ha trasformato il peperoncino in un simbolo della propria identità culturale e culinaria si consumino peperoncini importati dall'estero? La risposta, purtroppo, risiede negli effetti devastanti della globalizzazione sulle produzioni locali.
La produzione industriale
Il mercato globale, con le sue logiche di prezzo e volumi, privilegia le grandi produzioni industriali rispetto alla qualità e alla tradizione. I peperoncini provenienti da altri paesi possono essere prodotti a costi inferiori, grazie a salari più bassi e a normative meno stringenti in termini di sicurezza alimentare e sostenibilità. Questo rende difficile, se non impossibile, per i piccoli produttori calabresi competere sullo stesso terreno. Il risultato? I produttori locali vengono messi in difficoltà, costretti a ridurre le loro attività o addirittura a chiudere. Nel frattempo, i consumatori si trovano a comprare peperoncini che, pur essendo più economici, non offrono la stessa qualità, lo stesso gusto e, soprattutto, lo stesso legame con il territorio. La globalizzazione, in questo senso, non solo impoverisce le economie locali, ma anche le culture che esse rappresentano.
Cio che produciamo e cio che consumiamo
Ma c'è di più. Questo paradosso evidenzia una disconnessione profonda tra ciò che produciamo e ciò che consumiamo. Il peperoncino calabrese, così fortemente radicato nella tradizione gastronomica e identitaria della regione, rischia di diventare un prodotto marginale nella sua stessa terra, sostituito da un'omologazione di sapori che nulla ha a che vedere con l'autenticità.
E allora, cosa possiamo fare per invertire questa tendenza? La risposta non è semplice, ma una parte della soluzione risiede nella consapevolezza. Scegliere prodotti locali significa sostenere l'economia del territorio, proteggere le tradizioni e ridurre l'impatto ambientale legato al trasporto di merci da un capo all'altro del mondo. Significa, in altre parole, restituire valore a ciò che ci circonda. Forse è arrivato il momento di guardarci attorno e chiederci: vogliamo davvero vivere in un mondo dove, nella terra del peperoncino, consumiamo peperoncini stranieri? O preferiamo tornare a dare importanza alla qualità, alla tradizione e alla nostra identità? La scelta, come sempre, è nostra.
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