"La scelta del governo italiano di trasformare il Ponte sullo Stretto da infrastruttura civile a 'opera strategica per la difesa europea e della Nato' cioè "un'infrastruttura di guerra" è irresponsabile e rende palese l'ennesima forzatura tesa ad aggirare, dopo quello nazionale, anche il sistema autorizzativo europeo". Così il segretario confederale della Cgil, Pino Gesmundo.

L'attenzione degli europarlamentari

"La scelta assunta con la delibera Iropi del 9 aprile il governo - spiega il dirigente sindacale - ha il solo obiettivo di evitare le valutazioni sull'impatto ambientale previste dalla direttiva 'Habitat' indicando 'motivi imperativi' che non prevedono soluzioni alternative. Questa scelta si inserisce in un già 'forzato' percorso autorizzativo 'nazionale' che vede non ancora concluse le verifiche sismiche necessarie, che ha già escluso dal procedimento il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, nonostante la legge imponga la sua partecipazione, e che di fatto rende ininfluenti le prescrizioni della Valutazione di Impatto Ambientale (Via), del 13 novembre 2024, che ricordava al Governo come molte prescrizioni del Cipe del 2003 non siano ancora rispettate. Il tutto in piena difformità con i requisiti richiesti dal DL 35/2023". "Di fronte a così tanta arroganza e mistificazione della realtà - prosegue il segretario confederale - contiamo in uno scatto di sensibilità e di attenzione degli europarlamentari e che la Commissione Europea sappia reagire adeguatamente respingendo il tentativo di renderla 'complice' di una delle scelte più pericolose, inutili e dispendiose degli ultimi decenni", conclude Gesmundo.