Il fagiolo poverello: tradizione e sostenibilità per il futuro dell’agricoltura calabrese.
Simbolo di tradizione e resilienza, il fagiolo poverello racconta la storia dell’agricoltura calabrese, coniugando sostenibilità ambientale e opportunità per il futuro.
Il fagiolo poverello, legume tipico della Calabria, è una varietà autoctona coltivata principalmente nell'area occidentale del Parco Nazionale del Pollino. È apprezzato per le sue caratteristiche organolettiche, la versatilità in cucina e il legame con la tradizione agricola calabrese. Questo legume è oggi riconosciuto come Presidio Slow Food, un simbolo della biodiversità locale e della cultura contadina. Il fagiolo poverello predilige terreni sciolti e ben drenati, con una buona esposizione al sole, e cresce bene in altitudine grazie al clima mite del Pollino. La semina avviene tra maggio e giugno, dopo il rischio di gelate, direttamente in campo aperto. Durante la crescita necessita di irrigazioni regolari ma non eccessive per evitare ristagni d'acqua. Si tratta di una pianta rustica, resistente e adatta a sistemi di coltivazione biologica. La raccolta avviene a fine estate o inizio autunno, con i baccelli raccolti manualmente e i semi lasciati essiccare al sole.
Tuttavia, la superficie coltivata a fagiolo poverello
Si era drasticamente ridotta a causa dell'abbandono delle terre e delle attività agricole da parte dei giovani, oltre che per la natura laboriosa della sua coltivazione. Negli anni ’90, il lavoro di recupero svolto dall’ARSAC (Azienda Regionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura Calabrese), in collaborazione con enti di ricerca come il CNR di Bari, il CREA-Centro Ricerca per l’Orticoltura di Pontecagnano, l’Università Mediterranea di Reggio Calabria e l’ENEA, è stato decisivo per salvaguardare questa varietà. Durante le ricerche è emerso un dato fondamentale: l’ecotipo poverello bianco è naturalmente resistente agli attacchi parassitari che colpiscono altre varietà di fagioli nello stesso ambiente. Questo aspetto ha favorito il ritorno alla sua coltivazione, sostenuta da agricoltori che hanno deciso di rilanciare questa produzione identitaria.
In cucina, il fagiolo poverello è ideale per piatti semplici e nutrienti.
Viene utilizzato tradizionalmente in zuppe, spesso abbinato a verdure selvatiche come cicoria e borragine, in minestre con pasta fresca fatta in casa come i maccaruni o la lagana, e in insalate, condito con olio extravergine d'oliva, cipolla rossa di Tropea e aceto di vino. Durante la cottura si distingue per il suo tempo rapido e per la consistenza cremosa, che assorbe perfettamente i sapori dei condimenti. Il termine "poverello" deriva dalla tradizione contadina, poiché era un alimento economico e ricco di nutrienti. È ricco di proteine, fibre, vitamine e minerali, rendendolo un alimento completo e salutare. La coltivazione del poverello è spesso associata a feste e sagre che celebrano il raccolto, contribuendo al rafforzamento del legame con la cultura locale. L’obiettivo del Presidio è non solo valorizzare il fagiolo poverello, ma anche preservare il paesaggio rurale e le tradizioni delle zone irrigue in cui viene coltivato.
L'agricoltura rappresenta un pilastro fondamentale dell'identità calabrese.
Grazie alla sua biodiversità e ai microclimi unici, la regione produce eccellenze come l’olio d’oliva, i vini e altri prodotti DOP. Nonostante le difficoltà, il settore agricolo sta vivendo una nuova fase di espansione, incentivata dal turismo enogastronomico e dai fondi PNRR. Sempre più spesso si adottano pratiche biologiche e sostenibili, contribuendo a preservare l'ambiente e a rafforzare la resilienza del territorio. Avvicinare i giovani all'agricoltura è cruciale per garantire un futuro sostenibile. Oggi il settore offre opportunità legate all’innovazione, come la digitalizzazione, l’uso di droni e l’agricoltura di precisione, rendendolo dinamico e all’avanguardia. Tornare a lavorare la terra significa riscoprire le tradizioni locali, promuovere la biodiversità e creare nuove opportunità di reddito, anche attraverso il turismo esperienziale. Il rilancio del fagiolo poverello e di altre coltivazioni tradizionali rappresenta non solo un gesto di tutela del patrimonio agricolo, ma anche un’occasione per costruire un legame profondo con il territorio e con le sue radici culturali