Coronavirus: tracollano le Borse europee. Piazza Affari -10%. Nuovo rialzo fino a 227 punti
La miscela esplosiva tra l'emergenza coronavirus e il tracollo del greggio, dovuta alla guerra dei prezzi tra i Paesi produttori, si scatena su Piazza Affari (Ftse Mib -10%), con conseguenze anche sullo spread tra Btp e Bund, che sale fino a 2267 punti per assestarsi ai 225, i massimi dall'agosto del 2019, in piena crisi di Governo. Il listino milanese, ultimo in Europa, lascia sul campo 1l 10% con Saipem (-21,42%), Tenaris (-21,14%) ed Eni (-20,1%) in forte tensione a seguito del calo segnato dal greggio (Witi -18%). La ripercussione di queste dinamiche sullo spread frena Unicredit (14,46%) e Banco Bpm (-13,42%), mentre Pirelli (-3,44%), Recordati (-4,02%) e Campari (-4,46%) le migliori tra le blue chip.
Nuovo rialzo dello spread tra Btp e Bund tedeschi. Il differenziale tra titoli di stato è arrivato fino a 227 punti poco prima delle 15, per ripiegare poi a 225, attestandosi sui massimi dall'agosto del 2019.
Wall Street riapre gli scambi e si conferma in forte calo. Il Dow Jones perde il 7,53% a 23.920,31 punti, il Nasdaq cede il 7,17% a 7.963,52 punti, lo S&P 500 lascia sul terreno il 7,22% a 2.757,77 punti.
La sospensione temporanea degli scambi a Wall Street è stata la prima dal dicembre 2008. Alla ripresa degli scambi il Dow Jones è arrivato a perdere il 7,8%, ovvero oltre 2.000 punti. Le regole del Nyse prevedono che la prossima sospensione degli scambi scatti nel caso di perdite sullo S&P 500 del 13%. Se il calo dello S&P 500 dovesse raggiungere il 20% Wall Street chiuderebbe: la norma vale per gli ultimi 35 minuti di scambi. Finora non sono mai state registrate sospensioni per i limiti del 13% e del 20%.
Cocktail micidiale per le Borse di tutto il mondo. Da una parte l'emergenza Coronavirus che non risparmia più nessun Paese con un boom di contagi in Europa e, dall'altra, la caduta del petrolio dopo il mancato accordo all'Opec+ con l'Arabia Saudita che, sfidando la Russia, ha deciso di aumentare la produzione e di tagliare i prezzi. In difficoltà interi stati come la Nigeria, il Venezuela e l'Iraq, le cui finanze pubbliche sono fortemente dipendenti dai proventi delle vendite petrolifere.
Il greggio accusa il peggior crollo dalla guerra del Golfo del 1991. I rendimenti dei titoli di Stato americani crollano con la fuga ai beni rifugio con le quotazioni dell'oro che salgono a 1.700 dollari l'oncia, ai massimi dal 2012. Con lo yen che si è rafforzato toccando il massimo dal 2016 è crollata Tokyo (-5,07%). Il Giappone peraltro ha rivisto al ribasso il pil del quarto trimestre mentre il governo e la banca centrale (Boj) sono pronti ad intervenire per garantire la stabilità del sistema finanziario. Tra i listini asiatici non è andata meglio a Seul (-4,19%) con la Corea del Sud che ha passato all'Italia il triste primato del contagiati dall'epidemia alle spalle della Cina.
Tonfo anche per Hong Kong (4,23%), Shanghai (-3,01%) e Shenzhen (-3,79%). Panico che non ha risparmiato le Borse europee con flessioni medie in avvio intorno all'8 (a metà giornata (Francoforte -6,4%, Parigi -6,6%, Londra -6%). La peggiore Milano con il Ftse Mib (che è arrivato a cedere quasi l'11%) sui minimi da 14 mesi, impallata dalle vendite in avvio con il listino in asta e crolli teorici a doppia cifra. Sul listino che a metà giornata cede il 9,5% a 18.800 punti. Si tratta del peggior ribasso dal tonfo del 12,48% segnato dal listino milanese il 24 giugno 2016 all'esito del referendum sulla Brexit. Non si salva nessuno con Eni che perde il 16,96%, Saipem il 19,6 e Tenaris (-16,5%) col crollo del greggio ch perde oltre il 20%, seguiti dai finanziari mentre lo spread Btp Bund è volato a 210 punti. Unicredit e Azimut cedono oltre il 13%, Banco e Poste il 12%, Atlantia l'11%.
Nuovo rialzo dello spread tra Btp e Bund tedeschi. Il differenziale tra titoli di stato è arrivato fino a 227 punti poco prima delle 15, per ripiegare poi a 225, attestandosi sui massimi dall'agosto del 2019.
Wall Street riapre gli scambi e si conferma in forte calo. Il Dow Jones perde il 7,53% a 23.920,31 punti, il Nasdaq cede il 7,17% a 7.963,52 punti, lo S&P 500 lascia sul terreno il 7,22% a 2.757,77 punti.
La sospensione temporanea degli scambi a Wall Street è stata la prima dal dicembre 2008. Alla ripresa degli scambi il Dow Jones è arrivato a perdere il 7,8%, ovvero oltre 2.000 punti. Le regole del Nyse prevedono che la prossima sospensione degli scambi scatti nel caso di perdite sullo S&P 500 del 13%. Se il calo dello S&P 500 dovesse raggiungere il 20% Wall Street chiuderebbe: la norma vale per gli ultimi 35 minuti di scambi. Finora non sono mai state registrate sospensioni per i limiti del 13% e del 20%.
Cocktail micidiale per le Borse di tutto il mondo. Da una parte l'emergenza Coronavirus che non risparmia più nessun Paese con un boom di contagi in Europa e, dall'altra, la caduta del petrolio dopo il mancato accordo all'Opec+ con l'Arabia Saudita che, sfidando la Russia, ha deciso di aumentare la produzione e di tagliare i prezzi. In difficoltà interi stati come la Nigeria, il Venezuela e l'Iraq, le cui finanze pubbliche sono fortemente dipendenti dai proventi delle vendite petrolifere.
Il greggio accusa il peggior crollo dalla guerra del Golfo del 1991. I rendimenti dei titoli di Stato americani crollano con la fuga ai beni rifugio con le quotazioni dell'oro che salgono a 1.700 dollari l'oncia, ai massimi dal 2012. Con lo yen che si è rafforzato toccando il massimo dal 2016 è crollata Tokyo (-5,07%). Il Giappone peraltro ha rivisto al ribasso il pil del quarto trimestre mentre il governo e la banca centrale (Boj) sono pronti ad intervenire per garantire la stabilità del sistema finanziario. Tra i listini asiatici non è andata meglio a Seul (-4,19%) con la Corea del Sud che ha passato all'Italia il triste primato del contagiati dall'epidemia alle spalle della Cina.
Tonfo anche per Hong Kong (4,23%), Shanghai (-3,01%) e Shenzhen (-3,79%). Panico che non ha risparmiato le Borse europee con flessioni medie in avvio intorno all'8 (a metà giornata (Francoforte -6,4%, Parigi -6,6%, Londra -6%). La peggiore Milano con il Ftse Mib (che è arrivato a cedere quasi l'11%) sui minimi da 14 mesi, impallata dalle vendite in avvio con il listino in asta e crolli teorici a doppia cifra. Sul listino che a metà giornata cede il 9,5% a 18.800 punti. Si tratta del peggior ribasso dal tonfo del 12,48% segnato dal listino milanese il 24 giugno 2016 all'esito del referendum sulla Brexit. Non si salva nessuno con Eni che perde il 16,96%, Saipem il 19,6 e Tenaris (-16,5%) col crollo del greggio ch perde oltre il 20%, seguiti dai finanziari mentre lo spread Btp Bund è volato a 210 punti. Unicredit e Azimut cedono oltre il 13%, Banco e Poste il 12%, Atlantia l'11%.