di Raffaele Rio*

 

Nel 2020, l’emergenza Coronavirus potrebbe bruciare 230 milioni di spesa turistica in Calabria. La contrazione del consumo totale di beni e servizi sarebbe diretta conseguenza della riduzione di poco meno di 365 mila arrivi che genererebbe, a sua volta, almeno 2,4 milioni di presenze in meno con una flessione compresa tra il 20% e il 30% rispetto all’anno precedente.

 

Una stima, quella che emerge da uno studio di Demoskopika, assolutamente per difetto se si considera che, a differenza dell’incoming, il calcolo del calo della spesa e dei flussi turistici, relativo alla sola componente italiana, è circoscritto esclusivamente al periodo pasquale e ai mesi più tradizionali del periodo estivo: luglio e agosto, ipotizzando uno scenario di graduale ripresa a partire dal prossimo mese di giugno.

 

L’anno 2020 potrebbe essere il peggiore dal 1994. Serve rilevare, nell’immediato, la massa critica del danno per innestare liquidità al comparto, salvaguardare i livelli occupazionali oltre a pianificare una imponente campagna di promozione delle nostre destinazioni turistiche. Perché quando tutto sarà finito, la Calabria dovrà essere pronta. Altrimenti sarà una Waterloo per l’intero sistema turistico.

 

L’emergenza Coronavirus non è solo sanitaria ma anche economica, costringendo a rivedere spostamenti e viaggi degli italiani. Piovono, a ritmo accelerato in questo periodo, cancellazioni e disdette in tutta Italia. In particolare, la maggior parte dei cittadini, come era prevedibile al di là delle attuali restrizioni, ha deciso, comunque, di rinunciare alle vacanze per i prossimi mesi. Un atteggiamento che alimenta le preoccupazioni degli operatori del settore, già rassegnati ad un annullamento delle presenze nelle festività pasquali, ma forse ancora speranzosi di poter calmierare le ricadute negative del Coronavirus sulla programmazione della stagione estiva.

 

In questa direzione, un recente sondaggio realizzato da Demoskopika lo scorso 11 marzo, ha rilevato che almeno un italiano su tre avrebbe deciso di rinunciare a trascorrere fuori casa le prossime vacanze estive. Un “tasso di rinuncia” che, come già evidenziato, si ripercuoterebbe anche sul sistema turistico calabrese con una contrazione significativa della voce “viaggi e tempo libero”. A maggior ragione, è bene che la Regione attivi una unità di crisi per sostenere il turismo e i suoi operatori formulando, in chiave condivisa con i portatori di interesse, un piano di graduale ripresa del settore.

 

Liquidità immediata alle imprese ma anche progettazione di un piano di marketing. Non è il momento di promozione falsamente rassicurante ma di veicolare costantemente messaggi positivi, analizzare i cambiamenti dei comportamenti di acquisto dei turisti italiani e stranieri alla luce della pandemia, ricostruire con un questionario ad hoc rivolto agli imprenditori la reale massa critica del danno subito confrontandolo con la media del biennio 2018-2019, investire in formazione, riprogettare modalità e canali di comunicazione dei prodotti turistici. Una strategia di breve periodo, dunque, rivolta prioritariamente al turismo interno a cui fare seguire una di medio periodo concentrata a recuperare “fiducia e reputazione” prioritariamente presso i target dei paesi top player della Calabria (tedeschi, francesi, inglesi, polacchi, russi, etc.) per il 2021. In questo modo la Calabria sarà pronta alla riapertura dei mercati.

 

 

*Presidente Demoskopika