‘Ti aspetterò per tutta la vita fin quando non ti faccio a pezzi’: la storia di Elisa Aiello
Solo ieri, 20 novembre, dopo mesi di terrore, di ansia, di paura, Elisa scopre che Stefano è stato posto agli arresti domiciliari ad agosto.
‘Ti taglio in due con una motosega’, ‘Vi accendo vive’, ‘Il grilletto lo schiaccio senza pensarci due volte, già la prima vi è andata di lusso’. Si gela il sangue a leggere tanta ferocia, scritta in grassetto su un tabulato di una denuncia. Immaginare che queste parole siano state pronunciate da una persona con cui si conviveva, si credeva di amare, rende ancora più vivida e spaventosa la violenza. Ancor più grave, è che queste parole, siano state rese pubbliche in 135 video sui social media. Terrorizzando e mettendo in croce una giovane ragazza di 26 anni la cui unica colpa è stata quella di innamorarsi della persona sbagliata. E’ il racconto di Elisa Aiello, originaria di Cosenza ma residente a Latina. La sua vicenda divenne molto popolare sui social nell’estate del 2024 quando, il suo ex ragazzo, Stefano, ha pubblicamente minacciato di uccidere la ragazza tramite dei video postati sui suoi profili social. Solo ieri, 20 novembre, dopo mesi di terrore, di ansia, di paura, Elisa scopre che Stefano è stato posto agli arresti domiciliari ad agosto. Dopo quattro denunce. Dopo almeno due ‘Codice rosso’ non presi in considerazione. Dopo aver vissuto per anni, per mesi, per giorni, con il terrore della morte. Così, avvicinandoci alla fantomatica data de ‘La Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne’ ho voluto confrontarmi direttamente con una donna che la violenza l’ha vissuta sulla pelle, e a cui non è servita nessuna panchina rossa per salvarsi, ma solo il coraggio di difendere la propria vita.
Sei mesi all'Inferno
Elisa e Stefano, era il novembre 2022 quando ebbe inizio la loro relazione. Una convivenza affrettata, probabilmente, ma entrambi fuorisede, decidono di andare a vivere insieme. Elisa non sapeva che quello sarebbe stato l’inizio di un calvario durato sei mesi. La convivenza si trasforma ben presto in un sequestro. Telecamere ovunque, di quelle che registrano anche la voce – ci racconta Elisa. Non poteva parlare, chiamare, chiedere aiuto. I suoi soldi non erano suoi. Stefano prendeva ogni singolo centesimo dalle tasche di Elisa. Lei era reclusa in casa, sottomessa ad ogni suo dovere e volere. E qualsiasi cosa non andasse bene a Stefano, erano botte. Morsi, schiaffi, minacce, addirittura con un coltello. Un tentativo di strangolamento, al culmine di una lite furiosa. Elisa riesce a difendersi e Stefano scappa. Ma le violenze fisiche prendono ben presto un’altra piega, diventando anche sessuali. Sono stanti i ricordi ‘sfocati’, sono tante le mattine che Elisa racconta in cui si svegliava senza capire nulla. Ce ne racconta una in particolare, con la voce tremante, scava in quel passato che vorrebbe dimenticare.
‘Era il 28 febbraio. Prima di andare a dormire mi ha dato una tazza di latte – queste le parole della ragazza – mi ha svegliato il giorno dopo mia madre, poiché non riusciva a trovarmi. Le dico che mi sentivo strana, che non ricordavo nulla della sera precedente. Avevo una pesantezza alla testa e mi facevano male le gambe. Inizialmente avevo pensato fosse stato per qualche esercizio. Quando mi sono alzata ho capito. Ero piena di lividi, avevo sangue. La cosa sconvolgente è che lui ha finto che quel momento non sia mai esistito’
C’è una violenza ancor più infima che, forse, è la più lesiva per chi vive nelle quattro mura della violenza. E’ la distruzione psicologica ed i ‘riti crudeli’ che gli aguzzini impongono alle proprie vittime. Elisa racconta alcuni episodi agghiaccianti. ‘Mi ha chiuso dal balcone e mi ha lasciato lì mentre avevo la febbre. Senza una coperta’. E ancora. ‘Mi svegliava la notte e mi costringeva a stare ferma in salotto nel buio. Io oggi ho paura del buio. Io oggi ho tantissime paure. Nascondeva una pistola nel cassetto, non so che fine abbia fatto.’
Poi succede. Elisa raccoglie quel briciolo di dignità e di amor proprio rimasto. Grazie all’aiuto della zia, con cui riesce a raggirare il sistema di videosorveglianza della casa, riesce a scappare. La fuga dall’Inferno. Ma quello che sembrava essere la fine di un incubo diventerà l’inizio di un calvario.
L'inizio del calvario: le minacce di morte su TikTok
Stefano entra in una vera e propria psicosi. Inizia a sobbarcare i suoi profili social di video minacciosi e aggressivi. ‘Ti taglio in due con una motosega’, ‘Vi accendo vive’, ‘Il grilletto lo schiaccio senza pensarci due volte, già la prima vi è andata di lusso’. Frasi agghiaccianti che spaventano Elisa. Non sa cosa deve fare. La zia e la madre la supportano. Deve denunciare. Elisa si convince. Vuole denunciare quello che sta vivendo. Soprattutto, vuole denunciare quello che ha vissuto. Quei sei mesi all’Inferno. Sei mesi di abusi, di violenza, di percosse. Prende coraggio, vuole essere libera. Va dai carabinieri di Latina. E’ piena di speranze, in cerca di aiuto. Ha paura, ma vuole lottare per la propria sopravvivenza. E’ il 2 maggio. Quella denuncia non porterà a nulla, scomparendo totalmente.
Quattro denunce e tre codici rosso
La paura aumenta quando le minacce si estendono anche alla madre, Rosa. ‘Ti aspetterò per tutta la vita fin quando non ti faccio a pezzi’ ‘Ti devo mangiare il cuore’ ‘Ti devo masticare’ ‘Morirai piano piano come una serpe’. Stefano non risparmia minacce neanche alla donna. Elisa è spaventata ma non si arrende, per la seconda volta denuncia ai carabinieri di Latina, questa volta viene supportata anche da mamma Rosa. Si attiva il Codice Rosso, che si rileverà essere solo una frase stampata su carta. Nella fattispecie, Elisa non riceverà nessun tipo di tutela. Le minacce continuano. Elisa torna nuovamente a denunciare, questa volta verso la Polfer di Termini il 26 luglio 2024. Riattivano il Codice Rosso. Intanto le ingiurie di Stefano sulla piattaforma di TikTok continuano, martellanti. Saranno 135 i video in cui il ragazzo aggredisce verbalmente Elisa con minacce di morte. La ragazza non sa cosa fare, decide quindi di reagire utilizzando l’unico modo che sembra dare una svolta a casi simili al suo. Racconta tutto pubblicamente sui social. I video di Stefano diventano virali. La risposta di Elisa ricuce i tasselli che gli utenti mettono insieme. La vicenda fa il giro di Italia. Finalmente viene ascoltata. Qualcosa sembra finalmente muoversi.
La disposizione degli arresti domiciliari scoperta agli atti
Fino al 20 Novembre 2024. Data in cui Elisa scoprirà che a Stefano erano stati disposti gli arresti domiciliari il 6 agosto del 2024. ‘Sono stata informata dei domiciliari di Stefano dagli atti, dopo mesi e mesi di ansia, angoscia e paura. Paura di morire.’ Il processo di Stefano è stato rinviato a giudizio.
Elisa non sa quale sarà la pagina successiva di un racconto che si colloca tra le fila di vicende drammatiche che, prese singolarmente, hanno tutte lo stesso filo conduttore. Il senso di colpa delle vittime. Anche Elisa ha ammesso di essersi sentita in colpa. Lei pensava di meritare quelle botte. Lei pensava di meritare tutta la violenza. Le punizioni. Le offese. Il t**a, il p*****a. Pensava di meritarlo davvero. Il problema è che, quando la vittima, che in cuor suo pensa di star facendo un torto al proprio aguzzino raccontando tutto, decide di denunciare, e quell'atto i coraggio non viene presa in considerazione, allora lì, la situazione potrebbe diventare molto più grave del previsto.
Il 23 Novembre sarà la Giornata Nazionale contro la violenza sulle Donne. Donne come Elisa, sopravvissute all’abuso, hanno bisogno di tutela. Non di panchine rosse su cui far scarabocchiare i ragazzini.