Comuni commissariati in Calabria, un'analisi critica sulla persistente emergenza democratica
Fondamentale adottare un approccio multidimensionale.

La Calabria continua a detenere un triste primato: quello dei comuni commissariati per infiltrazioni mafiose e altre gravi inadempienze amministrative. Questo fenomeno non solo mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni locali, ma solleva anche interrogativi sulla capacità dello Stato di garantire una governance efficace e trasparente nella regione.
Un quadro allarmante
Secondo i dati aggiornati al 2024, la Calabria ha registrato 133 scioglimenti di consigli comunali per infiltrazioni mafiose dal 1991, rappresentando il 34% del totale nazionale. Questo dato evidenzia una diffusione capillare della criminalità organizzata nel tessuto politico-amministrativo locale. Nel 2023, 33 amministrazioni in Italia sono state gestite da commissari straordinari a seguito di scioglimenti per infiltrazioni della criminalità organizzata. Di queste, una parte significativa riguarda comuni calabresi, a conferma della persistenza del fenomeno nella regione.
Cause profonde e responsabilità
Le ragioni di questa situazione sono molteplici. Da un lato, la storica presenza della 'ndrangheta ha favorito l'infiltrazione nelle istituzioni locali, attraverso connivenze e pressioni che hanno compromesso la libera determinazione degli amministratori. Dall'altro, carenze strutturali come la mancanza di personale qualificato e la debolezza dei controlli interni hanno reso più facile l'insediamento di pratiche illecite. È emblematico il caso di Reggio Calabria, primo capoluogo di provincia sciolto per infiltrazioni mafiose nel 2012. L'amministrazione comunale è stata commissariata per 18 mesi a causa di comprovate connessioni con la criminalità organizzata, evidenziando come anche le grandi città non siano immuni da tali fenomeni.
Conseguenze per la democrazia locale
Il commissariamento di un comune rappresenta una sospensione della democrazia locale. Sebbene sia una misura necessaria per ripristinare la legalità, comporta l'allontanamento temporaneo dei cittadini dalla gestione diretta delle proprie comunità. Questo può alimentare sentimenti di sfiducia verso le istituzioni e favorire l'astensionismo elettorale, indebolendo ulteriormente il tessuto democratico.
Le criticità del commissariamento
La gestione commissariale, sebbene necessaria in situazioni di grave compromissione, presenta delle criticità. Spesso, i commissari si trovano a operare in contesti caratterizzati da carenze finanziarie e organizzative, con risorse limitate e personale insufficiente. Inoltre, la durata dei commissariamenti, prevista per 18 mesi ma frequentemente prorogata a 24, può non essere sufficiente per attuare un reale cambiamento strutturale, rischiando di lasciare irrisolti i problemi alla base dello scioglimento.
Prospettive future e possibili soluzioni
Per affrontare efficacemente il problema dei commissariamenti in Calabria, è fondamentale adottare un approccio multidimensionale. Innanzitutto, è necessario rafforzare i presidi di legalità e i controlli preventivi, per impedire che le infiltrazioni mafiose possano radicarsi nelle amministrazioni locali. Inoltre, occorre investire nella formazione e nel reclutamento di personale qualificato, in grado di gestire con competenza e trasparenza la cosa pubblica. Parallelamente, è essenziale promuovere la partecipazione attiva dei cittadini alla vita politica, attraverso iniziative di educazione civica e strumenti di coinvolgimento diretto nelle decisioni amministrative. Solo attraverso una comunità vigile e informata è possibile creare un argine efficace contro le infiltrazioni criminali. La situazione dei comuni commissariati in Calabria rappresenta una sfida cruciale per la tenuta democratica e lo sviluppo socio-economico della regione. Affrontare questa emergenza richiede un impegno congiunto delle istituzioni, della società civile e dei cittadini, nella consapevolezza che la legalità e la trasparenza sono pilastri imprescindibili per il futuro della Calabria.