Addio a Papa Francesco, il Papa che il mondo non ha ascoltato abbastanza
Ora è caccia al voto, ma di Francesco non resterà un'eredità politica

Addio a Papa Francesco
Francesco è morto. Una notizia che ha scosso la Chiesa, il Vaticano, i credenti e anche chi, pur non essendo praticante, lo ha ammirato per la sua umanità. Ma oltre il dolore, oltre le lacrime, oltre le immagini che scorrono tra San Pietro e le prime pagine dei giornali, resta una domanda sospesa, pesante come una pietra: chi porterà avanti ciò che lui ha iniziato? Perché sì, Francesco avrebbe dovuto avere il tempo di lasciare, non di morire. Avrebbe dovuto guardare negli occhi il suo successore, passare il testimone. Lasciare, magari, non solo il seggio di Pietro, ma un’eredità viva, consapevole, condivisa. E invece la sua morte improvvisa ha spezzato anche quel filo, quel filo fragile ma necessario tra un pontificato e un altro, tra un cammino iniziato e una direzione da seguire. Oggi non c’è continuità, c’è vuoto, c’è incertezza.
Un Papa fuori dagli schemi, dentro l’umanità
Papa Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio, non era solo il primo Papa sudamericano, era il Papa che parlava con gli occhi, che sorrideva ai malati, che si inginocchiava davanti ai poveri, che si faceva ascoltare dai centri sociali, dalle periferie del mondo e da quelle spirituali che nessuno vuole vedere. Era contro ogni guerra, contro ogni violenza, contro ogni ipocrisia di palazzo, era il Papa dell’accoglienza, quello che lasciava aperta la porta, che accendeva stufe per i senzatetto in piazza San Pietro, che creava ambulatori mobili tra le colonne del Bernini, che voleva una Chiesa "ospedale da campo" più che una corte dorata. Francesco era un volto buono, uno sguardo che comunicava amore prima delle parole, e in un’epoca che grida, urlando sempre più forte per farsi ascoltare, lui parlava piano ma arrivava ovunque.
Se avesse potuto lasciare
Se avesse avuto il tempo, Papa Francesco avrebbe potuto preparare il suo dopo. Le persone a lui vicine – uomini e donne di Chiesa, ma anche laici, assistenti, consiglieri, teologi, religiosi – avrebbero potuto avere una speranza, un indirizzo, una possibilità di non essere lasciati ai margini. Ora che se n’è andato così, che fine faranno quelle figure? cosa accadrà a chi ha lavorato fianco a fianco con lui per cambiare le cose, lentamente ma con coraggio? chi continuerà ad ascoltare le voci di chi non ha voce?
Ora è caccia al voto, ma di Francesco non resterà un'eredità politica
Il conclave si prepara. Le manovre sono iniziate, la caccia al voto è già in atto. Tanti equilibri, troppi da rispettare, correnti che si affrontano sottovoce nei corridoi vaticani, tensioni da accordare come corde di uno strumento che suona raramente in armonia.Ma una cosa è certa: non ci sarà un “Francesco II”.
Non ci sarà un vero proseguo. Forse qualcuno tenterà di riprenderne il tono, di copiarne il sorriso, ma l’anima del suo pontificato – radicale, tenera, profetica – difficilmente avrà eredi e non perché non ci sia chi lo voglia, ma perché il sistema spesso resiste più della fede.
Il Vaticano continuerà l'accoglienza? O era solo Francesco?
La domanda resta sospesa tra i colonnati di San Pietro: ora che lui non c’è più, che ne sarà dei poveri sotto le tende riscaldate? degli ambulatori per i senza fissa dimora? dei pranzi offerti, delle coperte distribuite, delle parole dolci sussurrate nell’orecchio di chi ha solo freddo e fame?. L’accoglienza era una bandiera di Francesco. Ma sarà anche del Vaticano? o era solo lui? solo quel volto buono, quell’uomo che in silenzio ha fatto più rivoluzione di mille discorsi?
Addio, Papa Francesco. Non averti ascoltato è stato un errore che capiremo troppo tardi. Alla fine, di Papa Francesco rimarranno le immagini, i gesti, le parole incise in milioni di cuori. Ma la sensazione che prevale oggi è una sola: non lo abbiamo ascoltato abbastanza, e il mondo, la Chiesa, noi tutti, pagheremo il prezzo di questa sordità. Forse un giorno, quando le luci saranno spente e le parole dei nuovi conclavisti sembreranno vuote, qualcuno capirà che aver lasciato andare Francesco senza dargli continuità è stato un errore, un errore spirituale, politico, umano, e quel giorno, forse, il suo pontificato tornerà a parlarci.