Shangai, 12 aprile - Perché la situazione a Shangai sta diventando sempre più grave? La politica cinese è sempre stata basata, sin dallo scoppio di contagi a Wuhan, sulla logica dello “zero Covid”, cioè limitare il più possibile la trasmissione del virus chiudendo in isolamento intere città o distretti anche con esigui numeri di soggetti positivi al tampone.

La situazione si è acuita nel momento in cui è stata colpita una dei “polmoni” dell’economia mondiale: Shangai. Essa non è solo una città, ma una megalopoli da 26,32 milioni di abitanti, che costituisce lo snodo finanziario principale della Cina.

Shangai, oltre che un polo economico multinazionale, ha anche un importante valore logistico, essendo presente uno dei porti principali della Cina, creando non pochi problemi anche alle multinazionali che avevano sedi nella megalopoli. Problema simile riguardava il trasporto di cibo e beni essenziali all’interno del Paese, che ha creato un vero e proprio deficit nella mancanza di alimenti per la popolazione, che, per la prima volta nella storia, sembrerebbe essersi ribellata al proprio governo.


Ma la sofferenza del popolo cinese si è palesata ancora di più con la “deportazione” dei contagiati da Covid19 in apposite strutture sanitarie di isolamento, che hanno visto protagoniste accese proteste in strada e, addirittura, risse, causate dall’opposizione dei cittadini sulla decisione del governo di dividere i bambini positivi dai loro genitori. Persone che violano le durissime strette di isolamento domiciliare per scendere in piazza o davanti le stazioni di Polizia, ribellioni nei confronti della scarsità di cibo che sfociano in saccheggi in alcune aree in cui non avvengono le consegne alimentari.


La situazione cambierà? Molto probabilmente no, poiché lo scenario presente in Cina è molto diverso rispetto a quello attuale in Europa: i vaccini che sono presenti in Cina, non garantiscono la copertura per alcune varianti, rivelandosi non efficaci. Inoltre, non è stata garantita la copertura per gli anziani e per i soggetti fragili, per quanto, attualmente, l’87% della popolazione cinese risulti essere vaccinata al Coronavirus.

Il programma “zero Covid” indetto da Xi Jinping, presidente della Repubblica Popolare Cinese, nonché militare e segretario generale del Partito Comunista Cinese, non può non essere considerata come una manovra ormai “senza senso”, considerando il comportamento attuato nel resto del Mondo nei confronti delle attuali varianti (Omicron).

L’evidente ribellione del popolo cinese ha dato modo di far luce su delle profonde fratture sulla fiducia tra la popolazione e il governo, generando una serie di constatazioni in merito a tali decisioni, che sembrerebbero mirare alla “repressione” del liberalismo in Cina.