Operazione Scolacium
Operazione Scolacium

Operazione Scolacium, emergono nuovi dettagli che chiariscono la posizione dei coinvolti. L'inchiesta, condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Catanzaro, è mirata a smantellare le attività illecite del clan Bruno, presieduto da Francesco Bruno, nel territorio di Vallefiorita e nelle zone limitrofe come Amaroni, Squillace e Squillace Lido. Il clan esercitava pressioni su stabilimenti balneari e turistici, estendendo la propria influenza nel settore economico locale. 

 

I nuovi risvolti sul destino del clan Bruno

Nel febbraio 2024, Francesco Bruno è stato arrestato insieme ad altre 19 persone su ordine del Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) di Catanzaro. Successivamente, è stato trasferito in un altro istituto penitenziario e sottoposto al regime di carcere duro, noto come 41 bis.

L'ordinanza cautelare inizialmente ha retto al vaglio del Tribunale della libertà ma, pochi mesi più tardi è stata annullata dalla Sesta Sezione della Cassazione che, in accoglimento del ricorso avanzato dagli avvocati Staiano e Lomonaco, ha disposto un nuovo giudizio. All'esito della nuova camera di consiglio, il Tribunale della libertà di Catanzaro ha poi annullato l'ordinanza cautelare ordinando l'immediata liberazione dell'indagato. Avverso tale provvedimento questa volta era la Procura Distrettuale a ricorrere in Cassazione, così insistendo per il ritorno in carcere del presunto boss.

Ieri, 20 Novembre, la Seconda Sezione della Cassazione, su richiesta degli avvocati Staiano e Lomonaco, ha respinto il ricorso della Procura, così confermando definitivamente il provvedimento cautelare di scarcerazione. Poche settimane fa la Procura del capoluogo ha notificato la chiusura delle indagini preliminari nei confronti di 27 persone, accusate a vario titolo di reati in materia di danneggiamenti, armi, droga, estorsioni ed associazione a delinquere di stampo mafioso.

 

Scolacium, l'inizio del blitz antimafia nel catanzarese

L'Operazione Scolacium è un'importante inchiesta antimafia condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Catanzaro, mirata a smantellare le cosche di 'ndrangheta attive nei territori di Borgia e Vallefiorita, in provincia di Catanzaro. L'operazione ha preso il nome dall'antica città di Scolacium, situata nell'area interessata.

 

Lo svolgimento dell'operazione

Nel Febbraio 2024 ò'operazione ha portato all'arresto di 22 persone, accusate di appartenere alle cosche Bruno e Catarisano. Le accuse includevano estorsione, traffico di armi e droga, incendi dolosi e altri reati connessi all'attività mafiosa. 

Nel Novembre 2024, invece, la Procura della Repubblica di Catanzaro ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari a 27 persone coinvolte nell'inchiesta. Tra gli indagati figurano presunti membri delle cosche e alcuni imprenditori accusati di concorso esterno in associazione mafiosa. 
 

I dettagli dell'inchiesta

L'indagine ha rivelato come le cosche avessero imposto un controllo capillare sul territorio, esercitando pressioni su attività economiche sia pubbliche che private. Sono stati documentati episodi di estorsione ai danni di imprenditori locali, incendi dolosi per intimidire le vittime e traffico di armi e stupefacenti. In particolare, è stato ricostruito un raid incendiario del 2019 ai danni della ditta Calcestruzzi Veltri, che stava eseguendo lavori per conto del Comune di Borgia. 

 

Gli sviluppi giudiziari

Nel corso dell'anno, alcuni indagati hanno ottenuto la scarcerazione. Ad esempio, Francesco Bruno, presunto boss della cosca di Vallefiorita, è stato scarcerato dopo che il Tribunale della Libertà di Catanzaro ha accolto l'istanza dei suoi legali.  A novembre 2024, la DDA ha chiuso le indagini per 27 persone, notificando l'avviso di conclusione delle indagini preliminari. Tra gli indagati figurano presunti membri delle cosche e alcuni imprenditori accusati di concorso esterno in associazione mafiosa. 

Scolacium, resta libero il presunto boss