Da anni si parla del bergamotto come di un simbolo della Calabria, un’eccellenza dalle straordinarie proprietà aromatiche e un potenziale motore economico per la regione. La Calabria continua a investire risorse significative nella sua promozione, con finanziamenti provenienti da fondi comunitari, nazionali e regionali, destinati a incentivare la coltivazione, la trasformazione e la valorizzazione di questo agrume. Tuttavia, nonostante le aspettative e le iniziative istituzionali, il bergamotto non ha mai generato un impatto occupazionale rilevante, rimanendo un prodotto di nicchia con ricadute economiche limitate.

Un’eccellenza riconosciuta, ma poco sfruttata

Il bergamotto di Calabria è indiscutibilmente un'eccellenza. La sua essenza è considerata la migliore al mondo e viene utilizzata nei profumi più prestigiosi, dalle fragranze di lusso come quelle di Acqua di Parma fino all’industria cosmetica internazionale. Che non è poco se si considera che l’olio essenziale di bergamotto è una delle materie prime più richieste e costose nel mondo della profumeria, ma quando si tratta di farlo entrare nella filiera agroalimentare, la realtà è ben diversa. Il bergamotto non ha mai sfondato nella ristorazione, né nei prodotti di largo consumo. Se si escludono alcuni liquori, marmellate di produzione limitata e pochi esperimenti gastronomici, il mercato alimentare del bergamotto resta confinato a segmenti ristretti. La sua diffusione nella ristorazione è ancora marginale, e le ricette che lo vedono protagonista sono poche e spesso relegate a una ristretta cerchia di sperimentazioni gastronomiche.

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Le difficoltà del settore e il mancato impatto occupazionale

I numeri parlano chiaro: le esportazioni dell’essenza vanno bene, ma la produzione di derivati alimentari è ancora limitata. Nonostante itinerari turistici come la "Strada del Bergamotto" e il "Treno del Bergamotto", che cercano di legare il frutto al turismo esperienziale, l’indotto occupazionale è lontano dagli obiettivi sperati. Musei come quello di Reggio Calabria e le iniziative di marketing territoriale hanno portato visibilità, ma senza un impatto tangibile sull'occupazione stabile nel settore.

Le politiche regionali e il limite della valorizzazione turistica

I canali ufficiali come Calabria Straordinaria continuano a inserire il bergamotto come attrattiva turistica, mentre la Regione Calabria ha finanziato eventi, fiere internazionali e attività promozionali, cercando di costruire un’identità economica attorno a questo agrume. Ma al netto degli slogan e delle cartoline promozionali, chi ha realmente beneficiato di questi investimenti? I produttori lamentano una filiera ancora fragile, senza un vero piano industriale che trasformi il bergamotto in un’opportunità strutturale per il territorio. La verità è che, nonostante la Calabria abbia costruito intorno al bergamotto un’aura di unicità, la sua incidenza economica rimane circoscritta al settore delle essenze. La coltivazione, concentrata in un’area ristretta della provincia di Reggio Calabria, l'unico territorio al mondo dove il bergamotto cresce con caratteristiche aromatiche uniche, non ha generato il boom occupazionale che ci si sarebbe aspettati. Manca una reale strategia di sviluppo legata all’occupazione.

Una strategia di sviluppo integrata è necessaria

L'esperienza del bergamotto dimostra che la promozione di un prodotto tipico non basta a renderlo un traino economico. Serve una strategia che vada oltre la semplice valorizzazione turistica e pubblicitaria. Occorrono investimenti su infrastrutture, logistica, trasformazione industriale e soprattutto un piano serio per rendere il bergamotto un prodotto di largo consumo, magari con applicazioni innovative nel food e nel wellness. Senza un piano integrato che coinvolga produzione, trasformazione e ristorazione, il rischio è che il bergamotto rimanga un simbolo regionale apprezzato principalmente nell'industria delle essenze, senza tradursi in un'opportunità occupazionale concreta per la Calabria e per i suoi giovani in cerca di lavoro.