'Ndrangheta, assolto presunto mandante omicidio interno a cosca
A Reggio Calabria, nel processo bis per il delitto Puntorieri assolto Mangiola

Si è concluso con un'assoluzione il processo bis per l'omicidio di Marco Puntorieri, il 41enne vittima di lupara bianca nel 2011. Al termine del rito abbreviato, il gup di Reggio Calabria Stefania Rachele ha assolto "per non aver commesso il fatto" Edoardo Mangiola, di 45 anni, accusato di essere stato il mandante del delitto maturato all'interno della cosca Libri.
L'omicidio di Puntorieri
Vicino alla famiglia mafiosa di Cannavò, Puntorieri era stato sequestrato, ucciso con alcuni colpi di pistola alla testa ed il suo cadavere fatto sparire. Il movente dell'assassinio sarebbe da mettere in relazione ad una vendetta per contrasti interni al clan di cui avrebbero fatto parte sia Mangiola che i due esecutori materiali, Domenico Ventura e Natale Cuzzola, già condannati al carcere a vita nel primo processo.
Le accuse a Mangiola
A distanza di 11 anni dal delitto, nel luglio 2022 la Dda aveva chiuso le indagini su Edoardo Mangiola che, stando all'impianto accusatorio, - si legge nel capo di imputazione - "si appostava nei pressi del luogo in cui era consumato l'omicidio, riprendendo, anche direttamente tramite una videocamera mobile, talune fasi essenziali dell'azione".
Ai carabinieri sarebbe stato poi recapitato "un file contenente video e fotogrammi che fornivano evidenti prove a carico del solo Ventura per l'omicidio".
Per Mangiola era stato chiesto l'ergastolo
Chiedendo l'ergastolo per Mangiola, il pm Sara Amerio aveva parlato di un "raffinato progetto criminale" che, per ridisegnare gli equilibri organizzativi della cosca Libri, "prevedeva l'eliminazione fisica di Puntorieri e quella per mano giudiziaria di Ventura". Una tesi contestata in aula dal difensore di Mangiola, l'avvocato Francesco Calabrese secondo cui dall'inchiesta non sussiste "alcun specifico elemento che dimostra un concorso morale o materiale di Mangiola nell'omicidio. Inoltre, le affermazioni dei vari collaboratori di giustizia erano assolutamente generiche e inidonee a delineare un profilo di responsabilità". Da qui l'assoluzione disposta dal gup dopo la camera di consiglio.