Dettaglio palazzo Procura di Catanzaro
Dettaglio palazzo Procura di Catanzaro

La frase pronunciata da Veneranda Verni, moglie del boss Vito Martino, "Se si pente il capo scriviamo un altro libro", riflette in modo ironico e cinico l'impatto che un eventuale pentimento di Nicolino Grande Aracri, capo della cosca di Cutro, avrebbe potuto avere sugli equilibri della 'ndrangheta. Nicolino Grande Aracri è uno dei più influenti boss della criminalità organizzata calabrese, e il suo possibile pentimento avrebbe potuto rappresentare un colpo devastante per l'organizzazione.

Il pentimento di un boss di tale calibro avrebbe portato alla rivelazione di segreti e dinamiche interne della 'ndrangheta, probabilmente causando l'arresto di numerosi affiliati e compromettendo le attività criminali del clan. Tuttavia, il pentimento di Grande Aracri non si è concretizzato, come suggerisce la frase stessa.

La reazione di Verni sottolinea l'importanza del silenzio all'interno della criminalità organizzata, dove il pentimento è visto come un tradimento assoluto. Nella mentalità mafiosa, il "traditore" è disprezzato, e qualsiasi collaborazione con la giustizia rappresenta una minaccia esistenziale per l'organizzazione.

La vicenda di Nicolino Grande Aracri e l'eventualità del suo pentimento evidenziano il delicato equilibrio di potere all'interno della 'ndrangheta, dove la lealtà e il controllo del territorio sono fondamentali per la sopravvivenza dei clan.

L'operazione “Sahel”

L'operazione "Sahel", condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Crotone e illustrata durante una conferenza stampa dal procuratore facente funzioni della Dda di Catanzaro, Vincenzo Capomolla, ha rivelato importanti dettagli sull'evoluzione degli assetti delle cosche cutresi dopo il fallito tentativo di collaborazione con la giustizia del boss Nicolino Grande Aracri. L'indagine ha portato all'emissione di misure cautelari per 31 persone, di cui 15 in carcere, 7 agli arresti domiciliari e 9 con obbligo di dimora.

Le investigazioni sono iniziate nell'ottobre 2020 a seguito di un episodio di estorsione che ha svelato come le dinamiche all'interno delle cosche siano cambiate in risposta al tentativo di collaborazione di Grande Aracri. Capomolla ha spiegato che la cosca si è riorganizzata attorno alla figura di Vito Martino, un esponente di spicco dell'omonimo clan alleato dei Grande Aracri, che, nonostante fosse in carcere, ha continuato a dare ordini tramite messaggi veicolati dalla moglie, anche lei arrestata.

Il comandante provinciale dei carabinieri di Crotone, Raffaele Giovinazzo, ha sottolineato il ruolo cruciale delle donne nella riorganizzazione della cosca. La moglie di Martino non si limitava a trasmettere i messaggi del marito, ma dirimeva controversie e impartiva ordini, dimostrando l'importanza del suo ruolo nelle dinamiche criminali.

L'indagine

L'indagine ha registrato la reazione dei sodali alla notizia del pentimento di Grande Aracri, caratterizzata da stupore e sgomento, seguita da un rapido riassetto del comando attorno alla figura di Martino. La cosca ha riavviato le attività criminali, tra cui estorsioni in vari settori economici, come l'edilizia e la produzione di olio, e il traffico di stupefacenti. Quest'ultimo ha portato la cosca a collaborare con il ramo criminale della comunità rom di Catanzaro, alla costante ricerca di fondi.

Il maggiore Rossella Pozzebon ha spiegato che sono stati documentati sette episodi estorsivi, di cui sei si sono conclusi con la consegna di denaro da parte delle vittime, che raramente hanno sporto denuncia. Il comandante del reparto operativo, Angelo Maria Pisciotta, ha concluso che la nuova cosca Martino godeva già di un'intimidazione intrinseca, capace di piegare le vittime al silenzio.

Questa operazione rappresenta un colpo alle attività criminali della cosca e svela la resilienza della 'ndrangheta, capace di riorganizzarsi rapidamente anche in situazioni di crisi.