La Calabria tra crimine e società
Quando le vittime restano nell’ombra

In Calabria, la cronaca nera non è mai solo un fatto isolato. È la rappresentazione brutale di una verità sociale più profonda: quella di una regione in cui la 'ndrangheta non è semplicemente un’organizzazione criminale, ma una componente strutturale del tessuto economico, politico e culturale. Ogni arresto, ogni minaccia, ogni episodio di violenza non racconta soltanto un reato, ma riflette un sistema che regge, alimenta e condiziona la vita collettiva.
La 'ndrangheta non agisce ai margini della società calabrese: spesso ne è al centro
Non si impone soltanto con la forza, ma con la capacità di occupare spazi vuoti lasciati dallo Stato. Dove mancano servizi, lavoro, giustizia e istruzione, la criminalità si insinua, offrendo risposte immediate, anche se avvelenate. E così, quello che nasce come crimine diventa struttura, quello che dovrebbe essere eccezione diventa regola.
La sociologia ci insegna che nessun potere si regge esclusivamente sulla paura. Perché la 'ndrangheta continui a sopravvivere e rafforzarsi, serve anche un certo tipo di consenso. Un adattamento collettivo, una cultura del silenzio e della sopportazione che si trasmette da generazioni. L’omertà, in questo contesto, non è solo viltà o complicità: è spesso il frutto della rassegnazione, della percezione che non esistano alternative, che denunciare significhi solo esporsi, senza alcuna garanzia di tutela.
Le vere vittime sono quasi sempre invisibili
Sono i piccoli commercianti costretti a pagare, i giovani che abbandonano la loro terra per non essere risucchiati in circuiti criminali, le famiglie che vivono accanto alla paura, i giornalisti che subiscono minacce e aggressioni, i cittadini che non si fidano più delle istituzioni. Perché la 'ndrangheta non è un’entità separata: è un prodotto della società stessa, una risposta distorta e violenta a bisogni reali lasciati insoddisfatti.
Non meno grave è la responsabilità dello Stato. Non solo quando è assente, ma anche quando è complice. Quando un comune viene sciolto per infiltrazioni mafiose, quando un amministratore si piega o si vende, quando un funzionario chiude un occhio, il confine tra legalità e illegalità si dissolve. Il potere mafioso si nutre proprio di queste ambiguità: più è debole lo Stato, più la 'ndrangheta si rafforza. Più le istituzioni falliscono, più la criminalità si legittima come alternativa.
In Calabria, la 'ndrangheta non è solo un problema giudiziario: è un fatto sociale totale. Non si può combattere solo con le manette o le operazioni di polizia. Serve un lavoro più profondo, culturale, educativo, sociale. Finché la cronaca nera resterà il nostro specchio quotidiano, sarà inutile indignarsi a giorni alterni. La società va cambiata alla radice. E la 'ndrangheta sarà davvero sconfitta solo quando smetterà di essere considerata l’unica risposta possibile.