Migranti: Arci, premiare, non punire, chi regolarizza
"Siamo alle solite: per contrastare un provvedimento giusto e utile al Paese, la regolarizzazione di
stranieri che non hanno un valido titolo di soggiorno, a causa
della legge e non per loro scelta, in modo da sottrarli allo
sfruttamento e al ricatto del lavoro nero, si tirano fuori
argomenti privi di senso e del tutto contraddittori". Lo
sostiene Filippo Miraglia dell'Arci.
"Al netto dei furbi che cercheranno sempre una via per
aggirare qualsiasi norma - osserva Miraglia - se chiediamo ad un
datore di lavoro, che, è bene ribadirlo, non può assumere
regolarmente uno straniero perché la legge glielo impedisce, di
regolarizzare il rapporto con il lavoratore o la lavoratrice,
non possiamo vincolare questa scelta di legalità ad una
autodenuncia con relativa ammenda o punizione. Altrimenti
nessuno aderirà al provvedimento e non sarà servito a nulla: i
rapporti resteranno irregolari, a vantaggio della criminalità e
degli sfruttatori".
"Se si vuole realmente che tale norma abbia successo, in nome
della legalità e, soprattutto, dell'interesse del Paese e della
dignità delle persone - prosegue l'esponente dell'Arci - c'è
bisogno di premiare chi aderisce. Chiediamo al movimento 5
stelle di riflettere sull'opportunità di garantire diritti e
legalità, contrastando il ricorso al lavoro nero, invece di
incentivarlo".
"Allo stesso tempo - prosegue Miraglia - chiediamo al Governo
e al presidente Conte di fare in fretta e approvare senza
indugio un intervento che liberi le persone dall'economia
sommersa e dallo sfruttamento, senza ricercare colpevoli dove
non ce ne sono. Il nemico è la legge ingiusta e inefficace che
non consente ad un datore di lavoro di assumere regolarmente un
lavoratore o una lavoratrice presente sul territorio nazionale".