Conferenza stampa operazione "Iter Nos" foto il Quotidiano
Conferenza stampa operazione "Iter Nos" foto il Quotidiano

L’Operazione ‘Inter Nos’ ha rappresentato un duro colpo all’infiltrazione della ‘ndrangheta nella sanità calabrese, mettendo in luce un sistema di corruzione e condizionamento degli appalti pubblici. Avviata dalla Guardia di Finanza sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, l’inchiesta ha svelato come i clan abbiano creato un vero e proprio cartello imprenditoriale, utile a ottenere illecitamente contratti pubblici nel settore ospedaliero e sanitario. Oltre ai numerosi arresti di affiliati alle cosche, l’indagine ha portato al coinvolgimento di figure istituzionali, tra cui il consigliere regionale Nicola Paris, arrestato con accuse di corruzione, turbativa d’asta e associazione per delinquere. Questo scandalo ha riacceso il dibattito sulla trasparenza nella gestione delle risorse pubbliche, in particolare in una regione come la Calabria, già segnata da anni da pesanti condizionamenti della criminalità organizzata nel settore sanitario.

Agosto 2021: il blitz della Guardia di Finanza

Il 2 agosto 2021, la Guardia di Finanza dà esecuzione a 17 misure cautelari in diverse province italiane, tra cui Reggio Calabria, Catanzaro, Roma, Livorno, Verona e Milano. Gli arrestati sono accusati di aver messo in piedi un sistema di corruzione e favoritismi negli appalti pubblici, sfruttando connivenze politiche e amministrative per pilotare le assegnazioni di lavori nel settore sanitario. Tra i nomi eccellenti spicca quello di Nicola Paris, consigliere regionale eletto con la lista Calabria Libertà – Unione di Centro. L’accusa sostiene che Paris abbia agito per favorire soggetti legati alle cosche Serraino di Reggio Calabria, Iamonte di Melito Porto Salvo e Floccari di Locri, cercando di garantire la continuità di funzionari compiacenti all’interno dell’Azienda sanitaria provinciale.

Settembre 2021: sequestri e nuove inchieste

Con il progredire delle indagini emergono legami tra il sistema di corruzione negli appalti sanitari e altre attività illecite della ‘ndrangheta. In particolare, viene scoperta una rete di aziende controllate dai clan, utilizzate per riciclare denaro e ottenere indebiti vantaggi sugli appalti pubblici. In parallelo, nel mese di settembre, un'altra maxi-operazione denominata "Crypto" porta all’arresto di 57 affiliati a diverse famiglie di ‘ndrangheta, tra cui i potenti clan Bellocco, Piromalli, Molè, Pesce e Cacciola-Certo-Pronestì. Questa nuova inchiesta evidenzia un sofisticato sistema di comunicazioni criptate utilizzato dalla criminalità organizzata per gestire traffici internazionali di droga e riciclaggio di denaro.

Novembre 2021: la cattura del boss Domenico Bellocco

Il 13 novembre 2021, un altro colpo alle cosche calabresi: la Polizia arresta Domenico Bellocco, presunto capo dell’omonima ‘ndrina, latitante da oltre un anno. L’uomo viene sorpreso in un casolare a Mongiana, nel Vibonese. Secondo gli investigatori, Bellocco era uno dei principali organizzatori del traffico internazionale di droga, con contatti diretti tra la Calabria e l’Argentina per l’importazione di cocaina. Questi arresti confermano come la ‘ndrangheta operi a livello multisettoriale, coinvolgendo sia il narcotraffico sia la gestione fraudolenta degli appalti pubblici.

Settembre 2024: il misterioso omicidio di Antonio Bellocco

Nel settembre del 2024, un episodio di cronaca nera scuote il mondo della criminalità organizzata. Antonio Bellocco, considerato l’erede della famiglia mafiosa, viene ucciso a Cernusco sul Naviglio. L’autore dell’omicidio, Andrea Beretta, è noto alle cronache per il suo coinvolgimento negli ambienti degli ultras dell’Inter. Questo evento solleva numerosi interrogativi: si tratta di un regolamento di conti interno alla ‘ndrangheta o c’è un legame con il mondo delle tifoserie violente e della criminalità organizzata milanese?

Febbraio 2025: la situazione attuale

Nonostante le operazioni di polizia e i numerosi arresti, la ‘ndrangheta continua a mantenere una presenza radicata in diversi settori strategici della società calabrese e nazionale. L’inchiesta "Inter Nos" ha evidenziato come la criminalità organizzata riesca ad adattarsi rapidamente ai cambiamenti del mercato e alle normative, trovando sempre nuove modalità per infiltrarsi nei gangli della pubblica amministrazione. Nel frattempo, l’emergenza sociale e ambientale in Calabria e Sicilia rimane critica. A Messina, circa 1.600 famiglie vivono ancora in condizioni di degrado in baraccopoli contaminate da amianto, un segno tangibile dell’incapacità delle istituzioni di garantire condizioni di vita dignitose per i cittadini. Questo scenario conferma che la lotta alle mafie non si esaurisce con gli arresti, ma deve necessariamente passare attraverso riforme strutturali, trasparenza negli appalti e una maggiore attenzione al territorio. L’Operazione "Inter Nos" ha messo a nudo le fragilità del sistema sanitario calabrese, spesso gestito con logiche clientelari e criminali. Tuttavia, non basta un’inchiesta per risolvere un problema così radicato. Serve un impegno costante e trasversale per impedire che la ‘ndrangheta continui a dettare legge negli appalti pubblici e nei servizi essenziali.

Questa vicenda deve essere un monito per l’intero Paese: il controllo delle mafie sulle istituzioni è ancora una realtà, e senza un serio intervento legislativo e culturale, rischiamo di vedere ancora una volta la storia ripetersi.