Catanzaro, chiesto processo per ufficiale di polizia giudiziaria
Le accuse, a vario titolo contestate, sono tentata violenza privata, violenza privata, due
capi di falsità ideologica e truffa. L'11 maggio prossimo un
ufficiale di polizia giudiziaria, F.R., e un medico specialista
in Medicina dello sport, A.R., dovranno presentarsi davanti al
gup Antonio Battaglia per l'udienza preliminare. Nei loro
confronti, infatti, il pm Graziella Viscomi ha chiesto il rinvio
a giudizio.
Secondo l'accusa, tra giugno e dicembre 2018, si sarebbero
consumati i reati iniziati con la denuncia sporta da una
dipendente dell'Asp di Catanzaro per "pretese lavoristiche" nei
confronti della stessa Asp. Davanti alla denunciante l'ufficiale
di pg avrebbe inscenato una telefonata con un presunto direttore
sanitario di nome Alfonso. Nel corso della conversazione il
poliziotto avrebbe fatto credere alla donna di poter indirizzare
a proprio piacimento le indagini: "Tanto lo sai come funziona,
noi prepariamo tutto ed i magistrati solo firmano". Lo scopo era
quello di fare ritirare la querela e far archiviare il tutto.
Una iniziativa inutile perché la donna, non solo non ha ritirato
la querela ma ha denunciato l'ufficiale di pg. In una seconda
occasione, invece, la violenza privata, secondo l'accusa, si è
consumata e il poliziotto si sarebbe fatto consegnare ricambi
per auto, oli e quant'altro da un uomo che aveva subito una
denuncia per danneggiamento. Investito della delega indagini, il
poliziotto avrebbe fatto credere al denunciato di avere fatto da
intermediario con il denunciante convincendolo a non esporlo al
pagamento di un risarcimento del danno. L'uomo, credendosi così
in debito con il poliziotto, gli avrebbe concesso tutti i favori
chiesti in seguito. In due occasioni, a novembre e dicembre
2018, il medico avrebbe attestato falsamente, senza avere mai
sottoposto a visita il paziente, una condizione di infermità
dell'ufficiale di pg legata a una patologia della quale il
poliziotto in realtà soffre ma che non aveva causato, secondo
l'accusa, alcun malessere. Cinque giorni di riposo a novembre e
10 giorni di riposo a dicembre sarebbero stati i benefici di
queste false attestazioni. Da qui l'accusa di truffa per un
danno pari a 1.489,43 euro (ovvero la retribuzione percepita nel
periodo di malattia).
Gli imputati sono difesi dagli avvocati Francesco Iacopino,
Emma Izzi, Antonella Canino e Aldo Aloi.