Sandro Principe
Sandro Principe

“E se volete dire che sono candidato fatelo pure”. Se la cava, come al solito, con la sua ironica intelligenza Sandro Principe parlando con la stampa alla fine dell’incontro che lo ha visto protagonista all’Hotel San Francesco di Rende. 

Principe accolto dalla sua gente

Durante l’affollatissimo incontro Sandro Principe non dice mai di volersi candidare a sindaco. Usa tante volte perifrasi come “Quando torneremo a governare” o “Quando torneremo ad amministrare la città”. Non lo dice ma lo fa capire benissimo. Soprattutto quando dice che tanta gente lo ferma per strada chiedendogli un impegno e che “sarebbe vigliacco sottrarsi”. Ad ascoltarlo, in prima fila, c’è tanto socialismo delle nostre latitudini come Enzo Paolini, Giacomo Mancini jr e il sindaco di Castiglione Cosentino Salvatore Magarò fra gli altri. 

“Sono pieno di ferite”

“Io vecchio militante socialista innamorato della Calabria e della mia città – esordisce Principe – Il fato e il cuore hanno voluto che io scegliessi come mia residenza la terra dove sono nato che ho sempre amato e per la quale mi sono battuto fino allo sfinimento”. 

Poi un passaggio molto intimo dove lascia sottintendere il suo attentato e la prematura scomparsa della figlia: “Sono pieno di ferite – dice – Alcune rimarginare, alcune in via di guarigione, altre che non guariranno mai”. Ma tutto questo non gli impedisce di impegnarsi, nuovamente, proprio per la sua Rende. “La città ha avuto un grido di dolore generale da tutti, una città immobile Irriconoscibile – aggiunge – L'occhio non gode più di un ambiente che a molti non sembrava neanche Calabria”.

 

Unione dei Comuni più che Comune unico

Principe, pur non nominando mai il concetto di Comune unico e della battaglia referendaria vinta, torna a parlare di conurbazione con i territori vicini. “Tutti ci stiamo mettendo a disposizione per l'armonia di Rende come una decina di anni fa – spiega l’ex assessore regionale della Giunta Loiero – Dobbiamo ripartire da quel modello ma poi guardare avanti. Guardare avanti significa fare un ragionamento di area vasta perché alcuni problemi devono essere risolti insieme. Rilancio l'idea dell'unione dei Comuni che risolva problemi insieme”.

Continua Principe: “Eravamo avanti di 40 anni e ora siamo indietro di 35. Insieme va affrontato il problema della depurazione e della Sanità. La comunità non può aspettare i nuovi ospedali, l'Annunziata deve essere un ospedale normale che funzioni. Non capisco perché non ci possa essere il Policlinico ad Arcavacata e l'ospedale a Cosenza”.

Parla, inoltre, di imprenditoria, di giovani, di area industriale, di start up, di artigianato, di impresa sociale, di greci, di Traiano e di Papa Francesco.

“Evitare dannose divisioni”

Principe si fa più politico sul finire del suo intervento. “Io sono un vecchio socialista e mi colloco nel centrosinistra. Sono stato fra i fondatori del Partito democratico regionale – dice – Sono dispiaciuto di determinati comportamenti. Noi non siamo chiusi a nessun confronto. Ho ricevuto una spinta popolare enorme, devo ringraziare il Partito socialista rendese, Italia del meridione e altri. Siamo aperti ad ogni confronto per evitare ogni inutile e dannosa divisione. Facciamo nei luoghi giusti una politica di alto profilo. Non avremo difficoltà, se tornassimo a governare, ad avere un dialogo col centrodestra”.

Poi conclude fra gli applausi generali della sala gremita e sulle note de L’albero delle noci di Dario Brunori. Alla fine, nello scambio di battute con i giornalisti, prima lascia intendere ma alla fine non nasconde la sua candidatura: “Sì, scrivetelo pure”.