Il ciclo non è un lusso. E’ una battaglia che dura da tempo e che, finalmente, sembra esser vinta, quella dell’imposta dell’Iva sui prodotti per l’igiene femminile che ,ad oggi in Italia, vengono considerati “beni di lusso”, al pari del caviale. La lotta che ha mosso l’intera Europa viene chiamata “Tampon Tax” ed è diventata il motivo di protesta di migliaia di femministe che giudicano ingiusta e sessista una tassazione simile. Oggi, mercoledì 20 ottobre, è stato approvato il Documento Programmatico di Bilancio dal Consiglio dei Ministri, in cui è prevista la riduzione dell’IVA dal 22% al 10% sugli assorbenti. La proposta ovviamente deve ancora essere approvata, ma è sicuramente un piccolo passo in più rispetto all’indifferenza rivolta negli anni precedenti. Il primo a porre sul tavolo l’argomento fu Pippi Civati nel 2016, la cui norma non fu presa in considerazione e fu ripresa per diverse volte da quattro governi successivi, senza nessuna approvazione. Attualmente l’esecutivo Draghi sembra aver preso sul serio la proposta. L’obbiettivo sarà quello di abolire definitivamente la tassazione, come hanno già fatto altri Paesi in Europa. Ad oggi, infatti, l’Italia ha la più alta tassazione sui tamponi femminili, basti pensare al Regno Unito che ha abolito completamente l’IVA o la Scozia, che aveva approvato il provvedimento per renderli gratuiti. Le mestruazioni non sono una scelta ed è ingiusto tassare un prodotto che diventa necessario nella vita di ogni donna.