La nascita della criminalità organizzata a Crotone: storia, protagonisti e sviluppo
La città di Crotone, ha una storia criminale che si è intrecciata nel tempo con le vicende sociali, economiche e politiche del territorio.
La città di Crotone, situata nella costa ionica calabrese, ha una storia criminale che si è intrecciata nel tempo con le vicende sociali, economiche e politiche del territorio. La criminalità organizzata a Crotone non ha le stesse origini rurali di altre zone della Calabria, come Reggio o la Locride, ma si sviluppa con caratteristiche peculiari legate al contesto urbano, alla crisi economica e all’espansione delle attività illecite. Questo articolo analizza le radici della mala crotonese, i principali clan che ne hanno segnato l’evoluzione e le attività che ne hanno consolidato il potere.
Le origini: tra microcriminalità e le prime famiglie
Negli anni ‘60 e ‘70, Crotone era una città che viveva di agricoltura, pesca e una modesta attività industriale legata al polo chimico della Pertusola. Tuttavia, la crisi economica e la progressiva chiusura delle fabbriche favorirono l’aumento della disoccupazione, creando un terreno fertile per la nascita di forme di criminalità organizzata. Le prime bande criminali di Crotone erano inizialmente dedite a reati comuni, come furti, contrabbando e piccole estorsioni, ma nel corso degli anni ‘70 queste attività si strutturarono in modo più organizzato.
Il contesto urbano e la presenza di una popolazione giovane senza prospettive lavorative favorirono il reclutamento di manovalanza da parte delle prime famiglie criminali. A differenza delle aree rurali della Calabria, dove i clan avevano una forte connotazione familiare e tradizionale, a Crotone la criminalità si sviluppò con un carattere più urbano e imprenditoriale, guardando subito ad attività illecite più remunerative.
L’ascesa dei clan: i Vrenna, i Russelli e i Grande Aracri
La vera svolta nella criminalità organizzata crotonese si ha con l’ascesa di alcune famiglie che riuscirono a imporre il proprio controllo sul territorio. Tra i nomi più noti ci sono i Vrenna, i Russelli e i Grande Aracri, che negli anni ‘80 e ‘90 si affermarono come i principali attori del crimine organizzato nella zona.
Il clan Vrenna:
Originario di Crotone, il clan Vrenna si distingue per la capacità di controllare il territorio urbano attraverso il racket delle estorsioni e la gestione del traffico di droga. La famiglia, guidata da Luigi Vrenna, si impose rapidamente come uno dei gruppi più potenti, consolidando la propria influenza grazie a legami con altre organizzazioni della ‘ndrangheta calabrese.
Il clan Russelli:
Parallelamente ai Vrenna, il clan Russelli operava principalmente nel traffico di stupefacenti e nelle estorsioni. La rivalità con i Vrenna portò a una serie di scontri violenti, noti come la faida di Crotone, che insanguinarono la città tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio degli anni ‘90.
Il clan Grande Aracri:
Originario di Cutro, ma con una forte influenza su Crotone, il clan Grande Aracri rappresenta un modello di criminalità organizzata più sofisticata. Guidato da Nicolino Grande Aracri, il clan si espanse rapidamente non solo nel Crotonese ma anche in altre regioni italiane, grazie alla capacità di infiltrarsi nei settori economici e politici. La famiglia riuscì a instaurare un vero e proprio monopolio su molte attività illecite, dalle estorsioni agli appalti pubblici.Le attività illecite: droga, estorsioni e appalti. La criminalità organizzata crotonese ha basato il proprio potere su alcune attività chiave:
Traffico di droga:
Il porto di Crotone e la sua posizione strategica lungo la costa ionica hanno reso la città un punto di transito per il traffico internazionale di stupefacenti. Cocaina, hashish ed eroina provenienti dal Sud America e dal Nord Africa trovavano nella città un hub strategico per la distribuzione verso il nord Italia e l’Europa.
Racket delle estorsioni:
Il pizzo è stato per anni uno dei principali strumenti di controllo del territorio. Nessuna attività commerciale o imprenditoriale poteva operare senza pagare una quota ai clan. Questa attività garantiva un flusso costante di denaro e serviva anche come mezzo per instaurare un clima di paura e omertà.
Infiltrazione negli appalti pubblici: Negli anni ‘90, con l’arrivo di finanziamenti statali ed europei per lo sviluppo del Mezzogiorno, i clan crotonesi iniziarono a infiltrarsi nel settore degli appalti pubblici. Attraverso imprese fittizie o legate ai clan, riuscivano a controllare i lavori pubblici, dai cantieri stradali alla costruzione di edifici, incassando milioni di euro.
Riciclaggio di denaro:
I clan di Crotone hanno mostrato una grande capacità di reinvestire i proventi illeciti in attività legali. Ristoranti, alberghi, attività commerciali e persino squadre di calcio sono stati utilizzati come strumenti per riciclare denaro sporco e consolidare la loro presenza nel tessuto economico locale.
La faida di Crotone: sangue e vendette
La lotta per il controllo del territorio tra i clan Vrenna e Russelli culminò in una serie di omicidi e atti di violenza che segnarono profondamente la città. La cosiddetta faida di Crotone si svolse tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio degli anni ‘90, con decine di morti ammazzati in agguati e scontri a fuoco. La violenza raggiunse il culmine con omicidi efferati e vendette trasversali che coinvolsero non solo affiliati, ma anche vittime innocenti.
Il ruolo dello Stato e le operazioni antimafia
A partire dagli anni 2000, lo Stato ha intensificato le operazioni contro la criminalità organizzata a Crotone. Tra le più significative ci sono le operazioni Eracles, Aemilia e Stige, che hanno portato all’arresto di decine di esponenti dei clan crotonesi e al sequestro di beni per milioni di euro.
La collaborazione di pentiti come Luigi Bonaventura e l’attenzione delle forze dell’ordine hanno permesso di scardinare molte delle attività dei clan, ma il loro controllo sul territorio rimane ancora forte, soprattutto grazie alla capacità di rigenerarsi e infiltrarsi nei settori economici.
Crotone oggi: un futuro incerto
Nonostante i colpi inflitti dalla magistratura e dalle forze dell’ordine, la criminalità organizzata a Crotone continua a rappresentare una sfida complessa. I clan, pur colpiti nei vertici, riescono a rigenerarsi, trovando nuovi modi per esercitare il controllo sul territorio e sull’economia. La città, intanto, cerca di reagire. Iniziative civili, associazioni antimafia e una nuova generazione di cittadini stanno cercando di costruire un futuro diverso, lontano dall’ombra dei clan. Tuttavia, il percorso verso una Crotone libera dalla criminalità organizzata è ancora lungo e pieno di ostacoli.