L'ascesa della patata in Calabria
Le zone montuose, in particolare l'altopiano silano, si rivelarono ideali per la sua coltivazione: oggi, infatti, spicca la Patata della Sila IGP
GUSTO RIBELLE
Quando la patata fece la sua comparsa in Europa, non trovò subito terreno fertile per la sua diffusione. Questo tubero, proveniente dalle Americhe, veniva guardato con sospetto, in particolare in Italia, dove nel XVIII secolo era noto quasi esclusivamente ai botanici. Tra gli agricoltori circolavano numerose dicerie negative: si temeva che rovinasse i terreni, danneggiasse le colture e persino che avesse effetti nocivi sulla salute di uomini e animali. In alcune zone, si raccontava addirittura che il suo consumo potesse provocare malattie gravi, aumentando così il rifiuto verso la sua coltivazione.
le varietà coltivate in climi caldi erano ritenute particolarmente pericolose e le cronache riportavano casi di persone rimaste intossicate dopo averne mangiato. Il rifiuto della patata era talmente radicato che alcuni intellettuali dell'epoca si lamentavano della testardaggine con cui i possidenti terrieri opponevano resistenza alla sua introduzione. La patata veniva percepita come un'esotica curiosità botanica, piuttosto che una risorsa agricola utile e redditizia.
Dalla presunta tossicità ad alimento completo
Nonostante le diffidenze iniziali, alcune persone iniziarono a riconoscerne i vantaggi: era semplice da coltivare, nutriente e molto versatile in cucina. Chi ne sosteneva l'uso faceva notare che in altre nazioni europee le popolazioni che se ne nutrivano godevano di ottima salute. Con il tempo, si scoprì che il suo consumo abituale non causava danni particolari, e che, anzi, poteva arricchire la dieta quotidiana. Sfati i miti sulle sue presunte tossicità, la patata trovò spazio non solo tra le classi più umili, ma anche sulle tavole dei benestanti, dove i cuochi di corte iniziarono a prepararla in svariati modi, dalle semplici cotture alla brace a ricette più elaborate con burro, cipolla ed erbe aromatiche.
La diffusione della patata in Calabria
In Calabria, la diffusione della patata avvenne con notevole lentezza. Alla fine del XVIII secolo, era ancora un alimento sconosciuto in molte aree della regione. Alcuni possidenti terrieri iniziarono a sperimentarne la coltivazione, ma la popolazione locale mostrava una certa resistenza. Perfino i monaci di alcuni conventi calabresi, dopo averla assaggiata, la considerarono insipida e poco appetibile, accettandola solo se condita con burro e spezie. Fu con l’arrivo delle truppe napoleoniche che la patata iniziò a diffondersi più rapidamente in Calabria. I soldati francesi, abituati a consumarla, contribuirono a introdurla nelle abitudini alimentari locali. Con il tempo, le autorità iniziarono a incentivare la sua coltivazione, e nel 1812 la Società economica della Calabria Citeriore istituì un premio per i contadini che la seminavano. Questo spronò diversi proprietari terrieri a sperimentarne la produzione, ottenendo ottimi risultati.
La Patata della Sila IGP
A partire dalla metà del XIX secolo, la patata conquistò progressivamente i mercati calabresi. Le zone montuose, in particolare l'altopiano della Sila, si rivelarono ideali per la sua coltivazione, grazie al clima fresco e al terreno fertile. Inizialmente limitata al consumo locale, la produzione si estese sempre di più, fino a trasformarsi in una risorsa economica importante per la regione. Con il tempo, la patata della Sila divenne un'eccellenza riconosciuta, rinomata per la sua qualità superiore e le sue caratteristiche organolettiche uniche. Oggi, la Patata della Sila IGP rappresenta un simbolo della gastronomia calabrese, esportata in tutta Italia e protagonista di numerose ricette tradizionali.