Un calcio al torace come punizione per aver portato una merendina in caserma: è stata questa la punizione inflitta ad una recluta della caserma di Verona, il 14 dicembre 2017. Da un’ispezione era saltato fuori uno snack vietato all’interno della struttura militare, che il sergente, un 42enne di Cosenza, non ha lasciato passare facilmente ai militari. Esso infatti «ordinava per punizione a tutti i militari presenti in camerata di fare dei piegamenti sulle braccia» da quanto emerso dalla testimonianza delle reclute. Una di queste, però, non è riuscita a svolgere correttamente le flessioni, attirando l’attenzione del sergente, che l’ha richiamata, esortando con «Non sai che posso diventare più cattivo» e colpendolo con un violento calcio sul torace.

La recluta decise inizialmente di non denunciare il fatto, poiché «nel caso gli fossero dati dei giorni di prognosi, di non poter partecipare al giuramento che era previsto per il giorno successivo». Successivamente a ciò, però, si era presentato al pronto soccorso di Verona «su richiesta dei superiori», ricevendo come diagnosi una contusione al torace, guaribile in un paio di giorni.

Il sergente ha sempre negato l’accaduto e le altre reclute, presenti al momento dell’atto punitivo, non hanno mai confermato la versione dei fatti della parte lesa. Ciò nonostante, il Tribunale Militare di Verona ha considerato credibile la versione della vittima, confermata successivamente dalla Cassazione, che ha condannato il sergente cosentino a 5 mesi e dieci giorni di reclusione militare per il reato di violenza contro un inferiore