Il peperone di Roggiano
Il peperone di Roggiano

Nel cuore del Pollino, tra le colline assolate e i venti che scendono dalla Sila, cresce un frutto della terra che per decenni è stato il simbolo silenzioso di una Calabria agricola e fiera: il peperone di Roggiano Gravina. Croccante, profumato, dal colore vivo e dalla polpa generosa, questo ortaggio è oggi al centro di una rinnovata attenzione, non solo per il suo gusto inconfondibile, ma anche per il suo valore identitario, culturale e ambientale.

Non è un peperone qualsiasi. È un’eccellenza autoctona, profondamente legata al territorio dell’Alto Cosentino, e in particolare al comune di Roggiano Gravina, dove è coltivato da generazioni seguendo tecniche tradizionali che ne rispettano i ritmi naturali. E ora, grazie al lavoro di agricoltori custodi, associazioni e piccoli trasformatori, questo prodotto antico sta vivendo una seconda primavera.

Origini antiche e tradizione contadina

Le prime testimonianze scritte sulla coltivazione del peperone a Roggiano risalgono al XIX secolo, ma la tradizione orale racconta di un frutto “dei nonni”, coltivato nei campi di famiglia e nei piccoli orti ai margini del paese. Il seme, tramandato di padre in figlio, veniva conservato gelosamente, come un piccolo tesoro.

Ciò che rende speciale questo peperone è la sua capacità di adattarsi al microclima del luogo: il sole caldo del giorno, le brezze notturne e la composizione del terreno gli conferiscono un sapore pieno, dolce, mai aggressivo, e una consistenza croccante anche a cottura avvenuta.

Identikit del peperone di Roggiano Gravina

Forma: allungata o leggermente quadrangolare, con estremità appuntita o arrotondata. Colore: dal verde brillante al rosso intenso a maturazione completa. Polpa: spessa, carnosa, succosa, con un profumo inconfondibile e una buccia sottile. Sapore: dolce, ma con una leggera nota erbacea che lo rende unico anche crudo. Pezzatura: medio-grande, adatto sia al consumo fresco che alla trasformazione.

La raccolta avviene tra agosto e settembre, e ancora oggi in molte famiglie si perpetua il rito della conservazione: peperoni essiccati al sole, in agrodolce, ripieni, oppure arrostiti e conservati sott’olio.

Usi in cucina: tradizione e innovazione

Il Peperone di Roggiano è un vero jolly gastronomico. Tra i piatti della tradizione: Peperoni ‘mbuttunati: farciti con mollica, formaggio, capperi, erbe aromatiche. Salsa di peperoni: dolce, cremosa, perfetta da spalmare sul pane o da accompagnare a formaggi. Peperoni arrostiti alla brace, con aglio e olio evo. Frittate, timballi e pizze rustiche, dove la sua dolcezza naturale bilancia sapori forti.

Negli ultimi anni, anche chef contemporanei hanno iniziato a reinterpretarlo in chiave gourmet: emulsioni, zuppe fredde, chutney, e persino dessert salati lo vedono protagonista.

Un presidio di biodiversità da salvare

Nonostante le sue qualità, il Peperone di Roggiano ha rischiato di scomparire, soppiantato dalle varietà ibride industriali, più adatte alla Gdo ma meno ricche di sapore. Per questo, alcuni agricoltori locali hanno avviato progetti di recupero, tra cui: Banche del seme tradizionale. Coltivazione in biologico e a basso impatto. Valorizzazione attraverso sagre, mercati contadini, e canali diretti. Collaborazioni con ristoranti e agriturismi. 

Il peperone è oggi inserito in progetti di valorizzazione della biodiversità calabrese, ed è oggetto di richieste per l’ottenimento di marchi di qualità come il Presidio Slow Food o l’Indicazione Geografica Protetta (Igp).

Valore nutrizionale e benefici

Questo peperone non è solo buono: fa anche bene alla salute. È ricco di: Vitamina C, in quantità superiore anche agli agrumi. Betacarotene, alleato della pelle e della vista. Antiossidanti naturali che combattono i radicali liberi. Fibre e sali minerali (potassio, magnesio), utili per la digestione e l’equilibrio idrosalino. È anche povero di calorie e privo di capsaicina (sostanza piccante): perfetto per bambini, anziani e diete leggere.

Un simbolo di riscatto agricolo calabrese

Il peperone di Roggiano Gravina è più di un ortaggio: è una bandiera di identità territoriale, un esempio concreto di come la Calabria possa ripartire dai suoi semi antichi, dalle sue mani contadine, dal suo gusto inimitabile.

Promuoverlo non significa solo valorizzare un prodotto agricolo: significa riscrivere il futuro partendo dal passato, raccontando una storia fatta di terra, orgoglio e sapori veri.