Un mese fa tutta Italia aveva il fiato sospeso e gli occhi puntati su Cosenza: la piccola Sofia era stata rapita, appena nata, da Rosa Vespa che un bambino lo aveva sognato così tanto da avere una sorta di gravidanza isterica. 

La polizia, in poche ore, riuscirà a trovare la rapitrice e il suo, si scoprirà ignaro, compagno Acqua Moses attorniati da parenti in festa per l'arrivo di un bambino maschio che in realtà era la piccolissima Sofia. Avremmo voluto parlare con la famiglia di Sofia ma i genitori, ancora sofferenti per quel terribile evento, non hanno grande voglia di rilasciare dichiarazioni. Preferiscono che a farlo siano i loro legali, gli avvocati Chiara Penna e Paolo Pisani.

Avvocato Penna, come sta la piccola Sofia e la sua famiglia? Sta tornando un po' di serenità dopo un mese?


La famiglia Cavoto ha intrapreso un percorso di recupero grazie ad un supporto psicologico. Anche per questo, d’accordo con noi difensori, hanno sempre rifiutato interviste ed apparizioni in tv sia locali che nazionali. Nell’immediatezza dei fatti hanno ritenuto doveroso ringraziare tutti, ma nei giorni successivi siamo stati tutti dell’avviso che il clamore mediatico non giovasse né alla loro tranquillità, né al procedimento in corso. Possiamo dire che l’episodio è stato fortemente traumatico per tutto il nucleo familiare, soprattutto per Valeria e per il piccolo Alessandro, presente durante quelle tre ore circa di terrore. Sono ragazzi giovani che da un momento di felicità, in un luogo di cura ed in una situazione di vulnerabilità, improvvisamente, si sono ritrovati a vivere in un film dell’orrore. Hanno creduto davvero di non rivedere mai più la loro bambina. Il pensiero anche irrazionale che possa riaccadere, purtroppo, permane.

Lei e il suo collega Pisani, anch’egli difensore della famiglia di Sofia, avete subito chiesto chiarezza sulla sicurezza della clinica ed eventuali responsabilità. Qual è la vostra tesi?


Noi per ora abbiamo diffidato la clinica riservandoci, all’esito di una serie di attività che stiamo portando avanti, di agire in tutte le sedi competenti al fine di accertare le loro responsabilità: civili ed eventualmente penali. Certamente abbiamo un fatto: una donna dopo aver subito un cesareo, in condizione di vulnerabilità, in una stanza a pagamento, si è vista sottratta sua figlia neonata. Questo perché un’altra donna, da giorni senza nessun controllo, senza che vi fosse sicurezza all’ingresso, si recava a fare sopralluoghi indisturbata, girava nelle stanze, stazionava nell’ingresso ed è uscita da una clinica come se niente fosse con una neonata in braccio. Ribadisco, stiamo parlando di una neonata. Certo non poteva passare anche Sofia per visitatrice. È chiaro che non vi fosse alcun controllo. Sarebbe potuto entrare anche un mass murder con un mitra. Altre argomentazioni, dunque, sono solo circostanze che non tolgono nulla alla loro responsabilità contrattuale.



Avvocato Pisani la mamma di Sofia ha detto di non riuscire a perdonare Rosa Vespa, è di questa opinione anche il padre?


Il padre non si pone ancora il problema del perdono. I suoi sforzi sono rivolti verso il recupero della "normalità" familiare. Per il momento non riesce, da solo, a controllare l'eccessiva apprensività rivolta in primis alla neonata e, subito dopo, alla moglie. Anche lui ha bisogno di un percorso psicologico che possa aiutarlo nella crescita della figlia e nel rapporto matrimoniale, opera ben più impegnativa di quanto si immagini!

 

Quali sono i prossimi step dell'inchiesta? Per voi il ruolo del compagno di Rosa Vespa va approfondito?


Il ruolo del sig. Moses è in corso di approfondimento. Posto che l’indagata principale resta in carcere, l’indagine è in corso su più fronti. Naturalmente allo stato non sappiamo in che termini. Sappiamo soltanto che sono in atto le operazioni tecniche sui cellulari di entrambi gli indagati, per le quali il consulente del pubblico ministero ha chiesto un termine di 30 giorni a partire dal 6 febbraio. All’esito valuteremo se procedere con ulteriori analisi autonomamente. Allo stesso modo valuteremo se opporci ad eventuali richieste di archiviazione sulla sua posizione.