Il voto in Calabria: addio alla casta, spazio al civismo
Nelle politiche del 4 marzo 2018 il Movimento 5 Stelle raggiunse in Calabria la strabiliante percentuale del 43,4% eleggendo ben 18 parlamentari. A parte che oramai tali consensi sono evaporati ed il fenomeno 5 Stelle fra non molto sarà solo un ricordo, è chiaro che allora fu l'espressione di un voto di protesta contro il Sistema, contro la Casta dominante, che non è una classe dirigente che dovrebbe fare il bene del popolo ma una classe dominante che mira a dominare nella miseria e nel bisogno eterno il popolo succube e schiavo. Nelle elezioni Europee del 2019 la Lega di Matteo Salvini da sempre antimeridionalista raggiunge il 22,6%. Anche questo voto si legge in chiave anti Casta e per il cambiamento. Nelle regionali del gennaio 2020 una lista civica voluta da Carlo Tansi, ex dirigente della Protezione Civile nell'epoca Oliverio, raggiunge con 58.700 voti il 7,2% e mai una lista civica nella storia delle elezioni regionali in Calabria aveva ottenuto un tale suffragio, anche se per uno sbarramento assurdo ed incostituzionale oltre che antidemocratico dell'8% con ben 58.700 voti non è stato possibile ottenere alcun eletto. Nel recentissimo referendum sul taglio del numero dei parlamentari in Calabria il "si" arriva al 77,5%. Tutte cifre che dimostrano come i calabresi siano stanchi di una classe politica mediocre e squalificata. Basta ascoltarli per comprendere immediatamente la grande difficoltà nel saper usare i congiuntivi. Del resto non sono certamente la cultura e lo studio caratteristiche vincenti in politica. Personaggi senza idee, senza iniziativa, senza grinta. Infatti a differenza della Campania con De Luca, della Liguria con Toti e del Veneto con Zaia, riconfermati a furor di popolo, in Calabria tutti coloro i quali hanno svolto il ruolo di Governatori sono poi caduti nell'oblio avendo dimostrato i loro limiti nel fallimentare esercizio dell'immenso potere che l'ambitissima poltrona di Governatore concede. Una classe politica talmente mediocre al punto tale che non si può che rimpiangere i politici calabresi della Prima Repubblica, da Misasi a Mancini, da Casalinuovo a Principe e tanti altri. Oggi con il crollo dei 5 Stelle e con la delusione derivante dai quadri dirigenti della Lega è il momento in Calabria del "civismo", quello vero, quello dei giovani, quello che si deve identificare con chi non si è mai sporcato le mani nella politica maleodorante degli ultimi 25 anni in Calabria, la deludente politica della Seconda Repubblica, quella dei "nominati" e dei figli dei Palazzi romani". Quelli bravi a fare i domestici dei pochi che decidono chi nominare e che del popolo calabrese se ne sono sempre fottuti guardandoli dall'alto verso il basso per come era solito fare la Principessa Maria Antonietta nella Francia della Monarchia. Con la differenza che i calabresi non sono i francesi semper pronti a ribellarsi nelle piazze, purtroppo.
Gianfranco Bonofiglio