Emergenza sanitaria e aggressioni: Il protocollo "Tolleranza Zero" dell’Asp di Cosenza
il protocollo 'Tolleranza Zero' come risposta alle aggressioni nel fragile sistema sanitario calabrese

Negli ultimi anni, il sistema sanitario italiano ha vissuto momenti di grande difficoltà, culminati durante la pandemia di Covid-19. Medici, infermieri e operatori sanitari, che un tempo erano considerati "angeli" e "eroi", oggi sono spesso vittime di aggressioni fisiche e verbali, soprattutto nei Pronto soccorso. Questa emergenza ha portato l’Asp di Cosenza a varare un protocollo denominato "Tolleranza Zero", volto a prevenire e contrastare gli atti di violenza contro il personale sanitario.
Un Sistema sanitario in affanno
La pandemia ha messo in luce i limiti di un sistema sanitario già provato da decenni di problemi finanziari e organizzativi. Negli ospedali, soprattutto nei Pronto soccorso, le situazioni di caos e sovraffollamento sono diventate la norma. Qui si mescolano lamenti di pazienti, richieste inappropriate di assistenza e, sempre più spesso, episodi di rabbia e aggressività. A pagarne il prezzo sono proprio coloro che si impegnano ogni giorno per garantire cure e assistenza, spesso in condizioni estreme. Nonostante il loro lavoro sia cruciale, questi professionisti sono diventati il bersaglio di un’insostenibile ondata di violenza.
La campagna "Proteggere chi ci protegge"
La Uil Calabria e la Uil Fpl Calabria hanno da tempo avviato una campagna intitolata "Proteggere chi ci protegge", che si propone di sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sull’importanza di garantire la sicurezza e la dignità degli operatori sanitari. Secondo i rappresentanti sindacali, le aggressioni non solo minano la sicurezza del personale, ma compromettono anche la qualità dei servizi sanitari offerti ai cittadini. La campagna ha ottenuto un significativo successo con l'adozione del protocollo "Tolleranza Zero" da parte dell’Asp di Cosenza, un passo che viene definito una "svolta concreta" nella lotta contro questa emergenza.
Il protocollo "Tolleranza Zero"
Il protocollo adottato dall’Asp di Cosenza è una risposta diretta all’escalation di violenze negli ambienti sanitari. Esso si basa su una politica di tolleranza zero verso qualsiasi forma di aggressione, sia fisica che verbale, ai danni del personale. Tra le misure previste, vi sono la formazione specifica del personale per affrontare situazioni di rischio, l’installazione di strumenti di monitoraggio, e interventi rapidi in caso di emergenze. Il protocollo punta anche a promuovere una cultura di rispetto reciproco tra utenti e operatori sanitari, riconoscendo il ruolo fondamentale di questi ultimi nel garantire il funzionamento del sistema sanitario.
Un modello da seguire
L’iniziativa dell’Asp di Cosenza rappresenta un esempio virtuoso che, secondo la Uil Calabria e la Uil Fpl Calabria, dovrebbe essere replicato da tutte le aziende sanitarie del territorio. Questo approccio non solo tutela i diritti dei lavoratori, ma contribuisce a costruire un sistema sanitario più efficiente e umano. I rappresentanti sindacali sottolineano l’importanza di continuare a investire in sicurezza e prevenzione, ricordando che un ambiente di lavoro sicuro è un prerequisito per offrire un servizio di qualità ai cittadini.
Le pessime condizioni della sanità pubblica in Calabria
La situazione della sanità pubblica in Calabria è da anni motivo di preoccupazione e denuncia. La regione sconta decenni di cattiva gestione finanziaria, mancanza di investimenti e carenze strutturali che hanno reso il sistema sanitario fragile e spesso inefficiente. Ospedali sovraffollati, carenza di personale e strumentazioni obsolete sono solo alcuni dei problemi che affliggono le strutture sanitarie locali. A ciò si aggiunge la difficoltà di accesso ai servizi sanitari, con liste di attesa interminabili che costringono molti cittadini a rivolgersi al privato o addirittura a spostarsi in altre regioni per ricevere cure adeguate.
In questo contesto, i Pronto soccorso si trasformano in luoghi di caos e disperazione, dove operatori sanitari già al limite delle proprie forze si trovano a fronteggiare non solo l'emergenza medica, ma anche quella sociale. La mancanza di risorse si ripercuote anche sulla qualità del servizio offerto, alimentando il malcontento dei pazienti e dei loro familiari, che spesso sfocia in episodi di rabbia e aggressività. La pandemia di Covid-19 ha ulteriormente aggravato la situazione, mettendo in evidenza l'urgenza di interventi strutturali e organizzativi per risollevare un sistema sanitario ormai allo stremo.