Mobilità esterna e classificazioni professionali in Calabria: un processo che lascia perplessi
Pietro Varlese è idoneo per la Regione Lombardia ma non per quella calabrese: le criticità di un sistema di bandi e concorsi che fa acqua da tutte le parti
La Regione Calabria ha recentemente pubblicato un avviso per la mobilità esterna di quattro unità di personale nell’Area degli Operatori Esperti, profilo di Operatore Esperto Amministrativo, a tempo pieno e indeterminato. Questo avviso, fondato sull’articolo 30 del D.lgs. 165/2001, presenta diversi punti critici che meritano un’analisi approfondita, soprattutto alla luce delle procedure selettive, dei requisiti richiesti e delle risposte fornite ai candidati esclusi.
Un processo poco chiaro e penalizzante
Il bando prevede, tra le altre cose, una riserva del 50% dei posti a favore dei dipendenti di Pubbliche Amministrazioni extraregionali, con l’obiettivo di favorire il rientro dei calabresi nella propria regione. Tuttavia, nonostante le premesse di trasparenza e pari opportunità, emergono questioni che rendono l’intera procedura poco trasparente e, in certi casi, iniqua.
In particolare, i criteri di ammissione al concorso sembrano eccessivamente rigidi. Ad esempio, viene richiesta un’equiparazione perfetta tra il profilo professionale del candidato e quello stabilito nel bando, con poca flessibilità nell’interpretare l’equivalenza delle mansioni. Questa impostazione ha portato a numerose esclusioni, come dimostrano i ricorsi per autotutela presentati da alcuni candidati.
Il caso di Pietro Varlese: simbolo delle criticità
Il caso del Sig. Pietro Varlese sembra illustrare un paradosso legato alle disparità procedurali e interpretative tra le amministrazioni regionali italiane. Da una parte, la Regione Lombardia ha considerato idoneo il suo profilo per un concorso simile; dall'altra, la Regione Calabria ha respinto la sua candidatura, sostenendo che il suo profilo non fosse equivalente a quello richiesto per la posizione di Operatore Esperto Amministrativo.
Questa situazione evidenzia la disparità nei criteri di valutazione tra le Regioni: l'assenza di un criterio uniforme nella valutazione dei profili professionali e delle qualifiche può generare incongruenze, come quella vissuta dal Sig. Varlese. La mancata armonizzazione di tali criteri sembra amplificare le differenze tra le regioni, riflettendo, come dice lo stesso Varlese, "il paradosso di due Italie".
La Regione Calabria, pur dichiarando di voler migliorare i livelli qualitativi e specialistici dell’ente, sembra contraddire tali intenzioni escludendo un candidato con qualifiche ben superiori a quelle richieste. Il Sig. Pietro Varlese, infatti, vanta più lauree magistrali e un master di secondo livello, competenze che avrebbero potuto rappresentare un valore aggiunto per l’amministrazione. Questa scelta solleva interrogativi sulla coerenza tra le dichiarazioni istituzionali e le decisioni concrete adottate nei concorsi pubblici, alimentando dubbi sull’effettiva volontà di valorizzare professionalità altamente qualificate all’interno della Regione.
Questo caso pone una questione importante non solo sul piano burocratico, ma anche su quello sociale, sottolineando il fenomeno della fuga dei cervelli e il desiderio, spesso frustrato, di molti professionisti di tornare a contribuire alle proprie regioni di origine.
Tale rigidità appare incoerente con l’evoluzione normativa. Dal 1° aprile 2023, infatti, il nuovo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) Funzioni Locali ha introdotto un sistema di riclassificazione che divide il personale in quattro aree principali: Operatori, Operatori Esperti, Istruttori e Funzionari. Questa riorganizzazione avrebbe dovuto favorire maggiore mobilità e flessibilità, ma sembra che in Calabria venga invece utilizzata come pretesto per escludere candidati qualificati.
Il paradosso delle dichiarazioni di equivalenza
Uno dei punti più controversi riguarda l’interpretazione del principio di equivalenza tra i profili professionali. La Regione sostiene che l’equivalenza debba essere intesa in modo restrittivo, limitandola alle specifiche mansioni e responsabilità descritte nei documenti allegati al bando. Tuttavia, questa interpretazione appare in contrasto con la normativa nazionale, che invece mira a valorizzare le competenze trasferibili dei candidati.
Per esempio, le mansioni attribuite all’Operatore Esperto Amministrativo – come la redazione di documenti, la gestione degli archivi e l’utilizzo di strumenti informatici – sono spesso comuni a molti profili professionali dell’Area degli Operatori Esperti. Nonostante ciò, candidati con esperienze comparabili sono stati esclusi senza possibilità di appello.
Risposte istituzionali insoddisfacenti
Le risposte della Regione Calabria alle istanze in autotutela presentano ulteriori criticità. Nei riscontri ufficiali, si ribadisce che il principio di equivalenza non può essere esteso fino a comprendere profili non espressamente delineati nel bando. Tuttavia, questa posizione sembra ignorare le disposizioni del DPCM 30 novembre 2023, che prevede una maggiore armonizzazione tra le classificazioni delle diverse amministrazioni pubbliche. Questa interpretazione restrittiva non solo limita l’accesso al concorso, ma penalizza anche professionisti qualificati che avrebbero potuto contribuire al miglioramento delle strutture amministrative regionali.
Un problema sistemico
La vicenda del bando per la mobilità esterna riflette problematiche più ampie nel sistema di gestione del personale pubblico in Calabria. Nonostante gli intenti dichiarati di favorire il rientro dei calabresi e migliorare l’efficienza amministrativa, l’applicazione rigida e burocratica delle norme rischia di produrre l’effetto opposto: escludere candidati validi e alimentare sfiducia verso le istituzioni.
Conclusioni
La Regione Calabria deve rivedere le proprie modalità operative per garantire che i principi di trasparenza, equità e valorizzazione delle competenze siano effettivamente rispettati. Le esperienze di candidati come il Sig. Pietro Varlese non sono solo casi isolati, ma sintomi di un sistema che necessita urgentemente di maggiore coerenza e apertura.
I calabresi meritano un’amministrazione che li valorizzi, non che li ostacoli con procedure complesse e interpretazioni restrittive delle norme. Questo è un appello a cambiare rotta, nell’interesse dei cittadini e della stessa Regione.