Francesco Aiello M5S: Incontro con il Sistema Universitario Regionale all'Unical
Riceviamo e pubblichiamo
Confesso di essere emozionato ad essere qui in vesti diverse da quelle abituali.
Ringrazio per questa opportunità le università calabresi e per come hanno organizzato questo incontro. Siamo abituati a vedere esponenti della politica che parlano ed ascoltano poco, mentre qui siamo “costretti” ad ascoltare e a confrontarci su un tema specifico.
Conosco bene le problematiche relative al sistema universitario, essendo io stesso un componente di questa comunità ed essendolo da molto tempo. Infatti, ho studiato nell’università della Calabria e qui lavoro. L’università mi ha cambiato la vita, offrendomi opportunità che difficilmente avrei avuto. Per questa ragione so bene come un buon sistema universitario possa fare la differenza, per i singoli e per il territorio. E se ho accettato di candidarmi alla guida di questa regione, non è solo per una testimonianza di impegno civile e per restituire un po’ del tanto che ho avuto, ma anche per contribuire a cambiare questa regione.
Un cambiamento che vede necessariamente al centro l’università e la sua capacità di creare legami forti con le imprese e il territorio calabrese. Intendo dedicare testa e cuore a questo collegamento, che ritengo prioritario. Ne sento il dovere e la responsabilità, anche perché sono consapevole che la cultura, non solo genera lavoro, ma determina libertà, legalità e sviluppo collettivo. E l’università non solo crea lavoro qualificato di cui la Calabria ha tanto bisogno, ma è anche un luogo a cui si guarda per cercare modelli di riferimento e ispirazione, cosa di cui questo territorio ha ancora più bisogno.
Come ho già detto, conosco bene gli aspetti presentanti dal rappresentante del Senato Accademico dell’Unical e dal rappresentante degli studenti, poiché li vivo quotidianamente. Ho visto tanti studenti brillanti andare altrove per mancanza di prospettive in regione e conosco anche molti studenti costretti a lavorare (sottopagati) per poter frequentare gli studi in Calabria. E sono stato in molte occasioni spettatore di alcune storture: studenti idonei, ma senza borsa di studio e senza alloggio, impossibilità di una seria programmazione, date le risorse scarse e non note con congruo anticipo, non utilizzo di competenze presenti in università, spreco di danaro pubblico attraverso l’affidamento di incarichi a società esterne con minori competenze di quelle presenti nelle tre università.
Condivido la necessità di una più stretta collaborazione della Regione con il sistema universitario. E non solo in termini di una Legge regionale per l’università e il diritto allo studio, ma anche rafforzando i rapporti in altre direzioni. Penso che sia riduttivo pensare solo alla legge regionale per l’università e allo sforzo di rendere strutturale il diritto allo studio. Si può e si deve pretendere altro da una sana ed articolata relazione tra i due mondi, quello del sistema universitario regionale e quello dell’amministrazione regionale. Si deve tendere a “istituzionalizzare” le relazioni, superando le pratiche di creare collegamenti solo in presenza di relazioni tra persone. Il dialogo deve diventare stabile, poiché, in tal modo, si gode del vantaggio collettivo di operare all’interno di una visione condivisa su ciò che le due istituzioni (università e Regione) pensano di dover fare. Ecco, a mò di esempi, alcuni elementi addizionali che devono caratterizzare questi rapporti:
- Ripensare al sistema di trasporti in cui al centro si pone la mobilità che ruota attorno alle Università. In prospettiva, Lamezia Terme può diventare baricentrica nello scacchiere della mobilità locale ed essere lo “snodo” del traffico che dalla fascia Jonica (da Crotone fino allo Jonio reggino) e dalla fascia tirrenica confluisce quotidianamente verso il campus di Germaneto e di Arcavacata. Una regione “normale” dovrebbe garantire il diritto alla mobilità in treno degli studenti che da Cutro/Locri/Cariati/Tortora/Scilla vogliono giungere a Castiglione Cosentino/Germaneto in tempi ragionevoli senza alcun cambio di vettore.
- Strutturare relazioni stabili tra università e imprese in modo da essere di aiuto nella definizione delle politiche di sviluppo regionale che creino posti di lavoro “vero”. Un modo per farlo è di creare “task force” snelle per analisi settoriali (comparti agro-alimentari, manifattura varia, filiera del legno, bio-distretti, economia legata al ciclo dei rifiuti. Sono solo degli esempi). L’implicazione è di aiutare il policy maker a comprendere le dinamiche di mercato, a individuare i fabbisogni innovativi del sistema industriale, a sostenere la ricerca di base e industriale. Data la struttura delle imprese e il peso della ricerca pubblica in Calabria, le università possono e devono consentire al sistema delle imprese di fare i “salti” tecnologici che sono necessari per crescere e stare sui mercati.
- Ulteriori spazi di virtuosa collaborazione sono legati al settore della valutazione delle politiche regionali. E’ un argomento su cui insisto da anni perché sono convinto che per le competenze esistenti nelle università calabresi, la Regione Calabria e i territori calabresi trarrebbero innumerevoli benefici se le politiche regionali fossero valutate in modo opportuno. Per fare tutto ciò è necessario pensare alla valutazione non come una forma di controllo e di verifica, ma come l’opportunità per reindirizzare in futuro le politiche.