Dazi: Bellanova, intervenire subito con un fondo compensativo Ue
"Facciamo in fretta e creiamo un fondo di prevenzione e compensazione ancora prima che i danni ci siano. Avremo risparmiato tempo, se poi si dovesse rendere necessario l'intervento. O vogliamo aspettare ancora una volta che le aziende chiudano o che vengano svendute? C'è qualcuno che vuole venire a comprare i marchi italiani? C'è qualcuno che vuole venire a vendere il Parmesan in Italia? Non lo permetteremo mai". Così il ministro dell'Agricoltura Teresa Bellanova, a Cernobbio per il 18/mo Forum Internazionale dell'Agricoltura e dell'Alimentazione promosso da Coldiretti. ''Le nostre denominazioni - ha aggiunto il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali - sono un valore identitario, e il falso cibo ruba 100 miliardi di euro ai territori con un furto di identità intollerabile'' ha concluso.
Coldiretti, dazi spingono a 24 mld il falso Made in Italy
I superdazi Usa su alcuni dei prodotti italiani più rappresentativi come il Parmigiano reggiano ed il Grana Padano spingono il fatturato del falso Made in Italy negli Stati Uniti a 24 miliardi. E' quanto emerge dallo studio presentato dalla Coldiretti al Forum Internazionale dell'agroalimentare a Cernobbio dove è stata apparecchiata "La tavola degli americani dopo i dazi". Una misura che - sottolinea la Coldiretti - fa perdere competitività sul mercato americano a vantaggio dei prodotti statunitensi e dei Paesi concorrenti non colpiti dalle misure protezionistiche autorizzate dal Wto. E a differenza di quanto avviene nella moda o tecnologia, a taroccare il cibo italiano non sono i Paesi poveri, ma soprattutto quelli emergenti o i più ricchi a partire proprio dagli Stati Uniti. ''Negli Stati Uniti - sottolinea Coldiretti - il 99% dei formaggi di tipo italiano sono "tarocchi" nonostante il nome richiami esplicitamente le specialità casearie più note del Belpaese. Le brutte copie dei prodotti caseari nazionali ha avuto una crescita esponenziale negli ultimi 30 anni raggiungendo complessivamente i 2,5 miliardi di chili ed è realizzata per quasi i 2/3 in Wisconsin e California mentre lo Stato di New York si colloca al terzo posto. In termini quantitativi in cima alla classifica - precisa Coldiretti - c'è la mozzarella con 1,97 miliardi di chili all'anno, seguita dal Parmesan con 192 milioni di chili, dal provolone con 181 milioni di chili, dalla ricotta con 113 milioni di chili e dal Romano con 25 milioni di chili realizzato però senza latte di pecora, secondo l'analisi della Coldiretti su dati Usda, il Dipartimento dell'agricoltura statunitense. "La pretesa di chiamare con lo stesso nome prodotti profondamente diversi è inaccettabile e rappresenta un inganno per i consumatori ed una concorrenza sleale nei confronti degli imprenditori" ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. "Ora è necessario aprire la trattativa a livello comunitario e nazionale dove una buona premessa al confronto sono le importanti relazioni con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump che ha saputo costruire il premier Giuseppe Conte" ha concluso Prandini nel sottolineare l'esigenza che "vengano attivate al piu' presto forme di sostegno ai settori piu' duramente''.
Filiera Italia, basta ottimismi, il conto Usa è salato
Sui dazi ''non bisogna lasciarsi trascinare da facili ottimismi sugli effetti contenuti che avrebbero per l'Italia''. A dirlo è Luigi Scordamaglia coordinatore di Filiera Italia, in occasione del Forum internazionale dell'agricoltura promosso a Villa d'Este da Coldiretti, con la collaborazione di The European House - Ambrosetti. ''A pagare il conto più salato - sottolinea Scordamaglia - è il settore alimentare italiano che incassa il colpo del 90% dei dazi rivolti al nostro Paese per 430 milioni". "Lo sanno bene - aggiunge - le decine di migliaia di allevatori che forniscono il latte alla filiera del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano o i caseifici - proseguono da Filiera - che si vedranno aumentare lo stock con una conseguente esplosione del circolante e relativo crollo del prezzo". "Lo sanno i produttori di salami e mortadella prodotti che crescevano sul mercato Usa a doppia cifra e che ora costeranno sugli scaffali dei supermercati americani quanto i nostri prosciutti, allontanandosi così da un'ampia fascia di acquisto di consumatori americani". E continua Scordamaglia, "lo sanno bene i nostri esportatori di spirits e liquori pesantemente messi in competizione sleale con i produttori locali o quelli di altri Paesi a causa dei dazi che minacciano un taglio secco anche del 35% sul valore delle esportazioni". "Al danno si aggiunge la beffa - dice ancora Scordamaglia - con i produttori Usa che chiedono di esportare i loro tarocchi sul mercato europeo". "Si vada subito - è l'appello di Filiera Italia - a negoziare come governo italiano bilateralmente in Usa, si cerchi un accordo "tecnico" con la Russia per la riapertura dell'export delle nostre eccellenze verso quel mercato e si attivino da subito forme di compensazione con fondi comunitari che costerebbero infinitamente meno degli aiuti illegali ad Airbus (e quindi Francia Germania Spagna) su cui la Commissione Ue non ha mai obiettato nulla".
Fonte Ansa