Fare un pieno alla propria automobile sta diventando sempre più un incubo per gli italiani: prezzi alle stelle per benzina e gasolio, che ad oggi sfiorano picchi mai raggiunti prima, superando il record dal 2008.

Il rincaro dei costi energetici sta piegando tutta l’Europa ma, soprattutto, l’Italia, la quale detiene il primato come prezzo di carburante più alto. Secondo il Quotidiano Energia, il prezzo medio del servito è di 2,024 euro/litro, 9 cent in più rispetto a ieri. Stesso discorso per quanto riguarda il diesel, aumenta il servito da 1,895 di ieri a 1,904 di oggi, con un rincaro di 9 cent.


I motivi del rincaro energia


Per quanto l’impennata è strettamente collegata al conflitto Russia-Ucraina, l’aumento dei prezzi, secondo il sito del ministero della Transizione Ecologica aggiornato al 21 febbraio, aveva già subito un incremento del 7%, stabilendo un prezzo medio di 1,849 €/litro.

L’invasione in Ucraina da parte dei russi ha accelerato questo processo di crescita, registrando un aumento di 100 dollari a barile del petrolio greggio Brent.

“La Russia non può essere sostituibile come primo fornitore di materie prime, coprendo il fabbisogno delle risorse energetiche del Paese del 40%. Volendo importare il gas naturale liquefatto o aumentare le importazioni dal Medio Oriente, ciò non costituirebbe una soluzione valida e, comunque, attuabile in pochi mesi.” : spiega il Presidente dell’Isag, Enrico Mariutti, in un’intervista su Money.it


Riattivazioni delle centrali di carbone e soluzioni rinnovabili


La possibilità di riattivare le centrali di carbone in disuso sembrerebbe essere una semplice “diceria”, considerando l’inattività protratta negli anni, il governo ha fatto riferimento, infatti, solo alle centrali che “sono attualmente produttive”. La produzione di carbone nel nostro Paese costituisce, tra l’altro, una piccolissima parte della produzione energetica, solo il 4%, mentre il restante è importato dall’Estero.

La soluzione sembrerebbe essere riposta nelle energie rinnovabili, la quale costituirebbero il taglio del consumo di 15 miliardi di mc di gas naturale, cioè un quinto di tutte le nostre importazioni, considerando il solo fotovoltaico. Ciò comporterebbe, inoltre, l’incremento di 80 mila nuovi posti di lavoro.

Le capacità di farlo ci sono, il problema sta nel fatto che bisognerebbe sbloccare almeno un terzo dei progetti di impianti rinnovabili, con le autorizzazioni di Regioni e Province, individuando le aree in cui sarà possibile collocare gli impianti. Non costituisce un problema neanche la modifica del paesaggio, andando a intaccare solo lo 0,1% del territorio nazionale.