Un operatore socio-sanitario di 43 anni è stato aggredito ieri mattina all’interno del reparto di pneumologia del Grande ospedale metropolitano (Gom) di Reggio Calabria. Un paziente di 63 anni, originario della città, ha colpito il lavoratore ferendolo lievemente al braccio con un’arma bianca, che potrebbe essere un coltello o un altro strumento appuntito.

Immediato l’intervento dei carabinieri del nucleo radiomobile, che hanno bloccato l’aggressore e informato il pubblico ministero di turno. Il sessantatreenne è stato posto agli arresti domiciliari nello stesso reparto dove si sono verificati i fatti. L’operatore sanitario, fortunatamente, ha riportato ferite giudicate guaribili in sette giorni. Restano ancora da chiarire le circostanze e le motivazioni che hanno portato all’attacco, così come le modalità con cui l’aggressore è riuscito a utilizzare un’arma bianca all’interno dell’ospedale.

Medici e infermieri
Medici e infermieri

La necessità di sicurezza nei luoghi di cura

Questo episodio di violenza non è un caso isolato e riaccende la discussione sulla sicurezza degli operatori sanitari, troppo spesso esposti a episodi di aggressioni fisiche e verbali nei luoghi di lavoro. Il sindacato Uil Fpl di Reggio Calabria ha espresso ferma condanna per l’accaduto, manifestando solidarietà alla vittima e alla sua famiglia.

“È inaccettabile – si legge in una nota del sindacato – che chi si dedica quotidianamente alla tutela della salute pubblica debba operare in un clima di paura e insicurezza. Questo ennesimo atto di violenza conferma la necessità di un intervento urgente per garantire la sicurezza all’interno degli ospedali”.

Un allarme che non può essere ignorato

La violenza nei confronti del personale sanitario è un fenomeno che richiede misure concrete e immediate. Servono interventi per rafforzare i controlli agli ingressi, aumentare la presenza di personale addetto alla sicurezza e garantire una formazione specifica per prevenire e gestire situazioni critiche.

L’aggressione al Gom di Reggio Calabria non è solo un episodio isolato, ma il sintomo di un problema più ampio. È indispensabile che il dibattito non si fermi alla condanna dell’episodio, ma si traduca in azioni concrete per restituire serenità e protezione a chi ogni giorno si dedica alla cura degli altri, spesso in condizioni di forte stress e difficoltà.