Steccato di Cutro
Steccato di Cutro

Parole strazianti quelle di Farzaneh Maleki, una delle familiari delle vittime del naufragio di Steccato di Cutro che si è espressa nel corso della conferenza stampa che ha fatto seguito alla veglia di preghiera svoltasi all'alba in occasione del secondo anniversario dalla tragedia. "Occorre rendersi conto che questo dolore e questa sofferenza non appartengono solo alle famiglie delle vittime, ma rappresentano una questione umana che deve essere presa in considerazione.” Oggi Farzaneh, di origini siriane, vive in Germania, per quanto la sua vita abbia continuato il suo percorso, il ricordo dei suoi familiari rimane una ferita aperta nel cuore. Tra quei corpi senza vita c’era anche quello di Asif, la vittima più piccola di quella strage in mare. Una vicenda tanto drammatica quanto preoccupante, che per quanto abbia scosso l’opinione pubblica, sembra non aver mosso dei provvedimenti sostanziali al fine di contrastare il ripetersi di simili tragedie. "Chiedo alla Presidente Meloni di mantenere le promesse che ci ha fatto all'indomani della tragedia, consentendo ai superstiti ed ai parenti delle vittime di ricongiungersi con i loro familiari che risiedono in Europa". Il grido di Farzaneh Maleki è forte e chiaro. Che queste tragedie non si trasformino nell’ennesima ‘giornata della memoria’ bensì che possano riscrivere nuove pagine di storia politica e dar vita ad atti pratici e ad uno sguardo più umano. 

“Le persone vanno salvate o no?”: le parole dell'ex-ammiraglio Vittorio Alessandro

"La tragedia di Cutro non è stata un incidente, ma l'esito della sovrapposizione di norme becere su un impianto di regole del soccorso che é straordinario. Alcuni eventi diventano inevitabili quando si mettono in moto meccanismi pericolosi". É il grido d'allarme lanciato dall'ammiraglio in congedo Vittorio Alessandro, ex portavoce del comando generale delle Capitanerie di porto, parlando con i giornalisti. "Ci sono voluti anni di duro lavoro e tanto sangue - ha aggiunto l'ammiraglio Alessandro - per scrivere le norme internazionali sulle procedure del soccorso in mare. Alcune sono straordinarie, ma basta poco, com'é accaduto due anni fa a Cutro, per bloccare il motore. Prima si usciva sempre e in tutte le condizioni. Ora, invece, il funzionario di turno deve chiedersi se ci sono le condizioni per uscire, se ne vale la pena o se è meglio aspettare. E' accaduto pochi giorni fa anche nel canale di Sicilia, dove una barca con 24 persone a bordo ha dovuto attendere 14 ore per essere soccorsa perché si trovava in acque maltesi e non italiane. Mettiamo allora insieme i tanti episodi simili a Cutro e poi guardiamoci negli occhi: le persone, a prescindere, vanno salvate o no?".

La legge Piantedosi/Cutro e i 60 migranti morti nel gennaio 2025

La gestione dei confini – come si evince anche dalle parole dell’ammiraglio Vittorio Alessandro – risultano essere l’elemento maggiormente messo in discussioni, soprattutto dai partiti d’opposizione in netto contrasto con quanto previsto dal decreto Piantedosi, che il 4 maggio 2023 ha ricevuto l’approvazione della conversione in Legge Cutro, il quale regolamenta, o meglio, limita l'attività di soccorso delle navi umanitarie. Le novità che furono introdotte e le restrizioni in merito alle procedure di frontiera sono fondamentalmente tre: l'impossibilità di richiedere la protezione speciale in via diretta (secondo articolo 8 CEDU) ma solo all'interno di una più complessa e lunga domanda di asilo; la procedura accelerata di richiesta asilo in stato di detenzione amministrativa per tutti coloro senza passaporto o proveniente dai paesi "sicuri"; l'impossibilità per le persone migranti (salvo casi specifici) di accedere al SAI. In particolar modo, la Legge Piantedosi/Cutro ha introdotto blocchi e multe per le navi ONG fermandole per un totale di 535 giorni, 4.225 persone sono morte nel Mediterraneo Centrale tra il 2023 e il 2024, oltre 60 solo a gennaio 2025 (secondo dati pubblicati in un report su La Repubblica).