C’era una volta un piccolo paese della Calabria, nascosto tra colline di ulivi e campi dorati dal sole. Era un luogo che aveva conosciuto tempi migliori, quando le voci riempivano le strade e i campi davano lavoro a tutti. Ma ora i giovani erano partiti, le botteghe avevano chiuso, e chi era rimasto viveva nell’attesa di giorni che non arrivavano mai.
In quel paese viveva Antonio, un uomo conosciuto da tutti, più per le sue giornate al bar che per le sue imprese. Ma un giorno, mentre guardava le mani ferme e vuote, Antonio ebbe un pensiero: “Se tutti noi mangiamo uova, perché dobbiamo comprarle dai supermercati, a chilometri di distanza? Perché non possiamo produrle qui, nel nostro paese?”

Antonio e “le uova nel paniere”: le risate di chi non gli credeva

Antonio iniziò a parlare con i compaesani della sua idea. “Pensateci,” diceva con entusiasmo, “4.000 abitanti, 200 uova a testa all’anno, fanno 800.000 uova! Spendiamo 240.000 euro all’anno per qualcosa che potremmo produrre noi stessi. Quei soldi potrebbero restare qui!” Ma invece di applausi, Antonio ricevette solo risate. Al bar, i compagni di carte lo prendevano in giro: “Antonio, torna a giocare a briscola! Chi vuoi che compri le tue uova? Al supermercato sono più comode e costano meno.” Antonio, però, non si scoraggiò. Continuava a sognare e a ripetere la sua idea finché non trovò due alleati: Giovanni e Pasquale, altri due disoccupati storici, stanchi di aspettare un lavoro che non arrivava mai.

Antonio si rimbocca le maniche ma il sindaco non ci sta

Insieme decisero di fare sul serio. Recuperarono un vecchio terreno comunale abbandonato e iniziarono a progettare il loro allevamento. Ma qui entrarono in scena i problemi. Il sindaco del paese, un uomo dalla voce stentorea e dai modi autoritari, bloccò la concessione del terreno. “Questo terreno non può essere usato per un allevamento,” disse con un sorriso ambiguo. Ma la verità era ben diversa: il sindaco doveva favorire un imprenditore suo amico, che produceva uova a livello industriale in un capannone lontano, senza alcun rispetto per le galline.

“Non pensateci neanche,” intimò il sindaco ad Antonio e ai suoi amici. “Questo progetto non ha futuro. Lasciate lavorare chi sa farlo sul serio.” Ma Antonio, per nulla intimorito, si rivolse alla gente del paese: “Perché dobbiamo continuare a comprare uova prodotte in capannoni bui, dove le galline non vedono mai la luce del sole, quando possiamo avere uova fresche, genuine e al giusto prezzo, qui, da noi?”

L'allevamento prende vita, le uova nel paniere si moltiplicano

Grazie al sostegno della comunità, Antonio, Giovanni e Pasquale riuscirono a ottenere una concessione alternativa, più piccola ma sufficiente per cominciare. Con un piccolo finanziamento regionale e tanto lavoro, il loro allevamento prese vita. Le galline – Rosina, la preferita di Antonio, in testa – iniziarono a deporre uova freschissime, che presto conquistarono tutti.

Antonio, con una cassetta di uova in mano, tornò al bar dai suoi detrattori. Con un sorriso furbo disse: “Sentite un po’, alla stessa cifra preferite le uova dell’amico del sindaco prodotte in capannoni bui o quelle di Rosina, la mia gallina?”. Di fronte alla genuinità e al prezzo onesto, anche i più scettici iniziarono ad acquistare le uova di Antonio.

Le uova “rotte” del sindaco: il paese sceglie Antonio

Nel frattempo, il sindaco e il suo amico imprenditore videro crollare le vendite delle loro uova industriali. Le persone del paese avevano scelto: volevano qualità, rispetto per gli animali e un’economia che rimanesse nella comunità. Antonio, Giovanni e Pasquale diventarono gli eroi del paese. E il sindaco, dopo le proteste di tutti, fu costretto a ritirarsi in silenzio, mentre il paese tornava a vivere.

Le uova di Rosina furono solo l’inizio. Le galline avevano bisogno di nutrirsi, e così Pasquale iniziò a coltivare cereali nei terreni abbandonati per produrre mangime locale. Giovanni, invece, distribuiva le uova nei paesi vicini. Altri seguirono l’esempio: Teresa produsse marmellate, Carmine riportò in vita la vigna del nonno, e persino i bambini della scuola vendettero ortaggi coltivati nel loro orto.

Un paese che ritrova speranza e dignità

Il paese, che sembrava destinato a svuotarsi, ritrovò la speranza. La piazza si riempì di bancarelle, voci e risate. E Antonio? Guardava il suo allevamento e sorrideva. Non aveva solo riportato lavoro e dignità: aveva dimostrato che con coraggio, il sostegno della comunità e un po’ di fortuna, anche le uova di una gallina come Rosina potevano sconfiggere persino i poteri più ostili.

Da quel giorno, il piccolo paese della Calabria tornò a essere un luogo pieno di vita, e le uova divennero il simbolo di un riscatto che nessuno pensava possibile. E vissero tutti il lieto fine… genuini e contenti.