Quarantena ridotta o azzerata per i vaccinati con terza dose: le proposte del Governo
L’Omicron prende il sopravvento in maniera del tutto inaspettata: dopo la campagna vaccinale, che in Italia ha avuto grande successo rispetto ad altri Paesi Europei, un rallentamento delle misure sembrava doveroso, in vista delle festività natalizie, già sacrificate nell’anno precedente. Una porta aperta che è stata prepotentemente chiusa, facendo correre il Governo ai ripari a seguito del numero di contagi, salito precipitosamente a 600mila casi. La probabilità di nuove strette, a partire da gennaio, è ormai quasi una certezza: in primis, il cambio dei tempi di quarantena per i vaccinati. Per evitare un ulteriore spintone all’economia italiana sulla chiusura delle attività, il Governo ha richiesto un parere al Comitato Tecnico Scientifico su ciò che riguarda, soprattutto, l’isolamento dei cittadini, e si pronuncerà sull’argomento nelle prossime ore.
Le richieste che verranno inviate al CTS saranno diverse, sicuramente prevenire il più possibile l’estensione della quarantena a tutti i cittadini, richiedendo l’obbligo di Ftp2 ai vaccinati con terza dose e la riduzione dell’isolamento a tre giorni nel caso di contatti con soggetti positivi, discorso similare per i vaccinati con due dosi, ai quali si richiede un tempo di cinque giorni. Rimarrà a dieci giorni il periodo di isolamento per i non vaccinati. Il problema si è posto, soprattutto, a seguito di una verifica del contact center di alcune Regioni, che sembrerebbe non aver tracciato alcuni soggetti, creando un vero e proprio stravolgimento sullo spostamento dei positivi. A tal proposito, verranno revisionati i criteri che differenziano il contatto diretto con i soggetti contagiati, cercando di capire quando è il caso di definire queste casistiche ad “alto rischio” o a “basso rischio”. Nel caso di “basso rischio”, infatti, si potrebbe prendere in considerazione la revoca della quarantena obbligatoria nel caso in cui il tampone molecolare risultasse negativo.
Stesso discorso per il personale sanitario, nei casi in cui fosse venuto a contatto fuori dal proprio posto di lavoro con persone positive, verrà considerata una riduzione dell’isolamento, che potrebbe risolvere la mancanza di operatori ospedalieri causata dalla quarantena obbligatoria.