Giuseppe Marturano: Giustizia dopo 11 anni, ma il dolore resta vivo
Giuseppe Marturano, 59 anni, morto sul lavoro nel 2013. Dopo 11 anni arriva la sentenza di primo grado, ma restano amarezza e dolore per la lentezza della giustizia
La tragica vicenda di Giuseppe Marturano, 59 anni, originario di Mesiano nel comune di Filandari, ha finalmente trovato una prima conclusione giudiziaria, dopo undici lunghi anni di attesa e sofferenza per la sua famiglia. Marturano, uomo semplice e dedito al lavoro, perse la vita l’11 novembre 2013 in un drammatico incidente sul lavoro. Quel giorno, stava eseguendo lavori di restauro nella chiesa della Madonna Santissima della Romania, frazione di Limbadi-Motta Filocastro, quando cadde da un ponteggio, un incidente che si rivelò fatale.
Una vita dedicata alla famiglia e al lavoro
Giuseppe aveva iniziato a lavorare fin da giovanissimo, appena tredicenne, costruendo con impegno e sacrificio una vita dedicata alla famiglia e al suo mestiere. La sua morte lasciò un vuoto incolmabile nella vita della moglie, Artusa Rosaria, e dei due figli, Diego e Samuel, che in questi anni non hanno mai smesso di lottare per ottenere giustizia.
Il processo e la sentenza
Dopo anni di lungaggini processuali, finalmente è arrivata una sentenza di primo grado. Gli imputati coinvolti nella vicenda sono stati condannati, una decisione che rappresenta un primo passo verso il riconoscimento delle responsabilità, ma che non può cancellare il dolore per la perdita di Giuseppe. Tuttavia, resta l’amaro in bocca per l’estinzione, per intervenuta prescrizione, dei reati legati alla violazione delle norme di sicurezza sul lavoro. Il processo, protrattosi per ben 11 anni, ha evidenziato le falle di un sistema giudiziario che ancora fatica a garantire tempi rapidi e risposte certe, specialmente in casi che riguardano tragedie umane come questa.
Il dramma della sicurezza sul lavoro
L’incidente di Giuseppe Marturano è un tragico monito sulla necessità di rispettare e far rispettare le normative in materia di sicurezza sul lavoro. Secondo quanto emerso, le violazioni delle norme di sicurezza avrebbero giocato un ruolo fondamentale nella tragedia, un aspetto che rende ancora più grave l'intervenuta prescrizione dei reati specifici. Questo lascia un profondo senso di rammarico non solo alla famiglia Marturano, ma a chiunque creda nell'importanza della giustizia.
Il team legale
La famiglia Marturano è stata assistita dall’avvocato Angelo Spasari, mentre il consulente tecnico Massimo Mazzeo ha offerto un supporto fondamentale durante il procedimento. Dall’altra parte, gli architetti Ferrazzo e Carone, coinvolti nel processo, sono stati rappresentati rispettivamente dagli avvocati Francesco Manduca e Danilo Iannello. Il responsabile civile era difeso dall’avvocato Vincenzo Cantafio.
Una riflessione amara sulla giustizia italiana
Undici anni per un processo di primo grado rappresentano una tempistica insostenibile, soprattutto per chi ha perso un caro in circostanze tanto dolorose. La giustizia dovrebbe essere tempestiva per poter davvero offrire un senso di chiusura e sollievo alle vittime. In questo caso, però, la lentezza burocratica ha aggiunto ulteriore sofferenza a una famiglia già profondamente colpita. È tempo di riflettere seriamente sulla necessità di riformare il sistema giudiziario italiano, accorciando i tempi e garantendo che nessun altro debba affrontare una simile odissea.
Il ricordo di Giuseppe
Oggi, mentre la famiglia di Giuseppe Marturano tira un sospiro di sollievo per il riconoscimento delle responsabilità, il dolore per la sua perdita rimane vivido. Giuseppe sarà sempre ricordato come un uomo che ha dedicato la sua vita alla famiglia e al lavoro, un esempio di dedizione e sacrificio. La speranza è che la sua storia possa essere un monito per migliorare le condizioni di sicurezza sui luoghi di lavoro e per garantire tempi più rapidi e certi nella giustizia italiana.
La giustizia può aver fatto un primo passo, ma il ricordo di Giuseppe e la lezione che lascia devono continuare a vivere.