Molinaro. Lettera a Santelli, Spirlì, Orsomarso: “Piano Riparti Calabria” suggerimenti per semplificare procedure

"Nel confermare che il “Piano Riparti Calabria” è sicuramente una ottima iniziativa, alla luce di lamentele da parte degli aventi diritto e Associazioni di Categoria, e condividendo alcune “incongruenze” contenute nell’Avviso pubblico in preinformazione, di seguito vi faccio pervenire osservazioni/suggerimenti che
vanno nella direzione di semplificare le procedure ed evitare ai richiedenti una trafila burocratica che noi tutti scongiuriamo.
1.Il tipo di procedimento. L’avviso indica come base giuridica di riferimento la “procedura valutativa a
sportello” ex art. 5 comma 3 del D. Lgs n. 123/1998. Tenuto conto della tipologia di aiuto penso che sarebbe più opportuno attivare la “procedura telematica direttamente da portale” ex Art. 4 del D.Lgs. 123/1998. La procedura automatica risulta assolutamente più appropriata nonché maggiormente celere alla necessità di fare presto e bene. Ricordo che stiamo cercando di “compensare danni” che le imprese hanno già subito, a
causa di una CHIUSURA OBBLIGATA. C’è ben poco da “valutare”!Per questa finalità è auspicabile che il modulo di domanda sia compilato ed inviato attraverso una piattaforma web.
2. Requisiti dei beneficiari. Ritengo necessario che i requisiti dei beneficiari siano identificati in
elementi oggettivi verificabili tramite interrogazione telematica degli archivi pubblici (Registro Imprese, Agenzia delle Entrate ecc.) o comunque tenendo conto delle autocertificazioni e facendo i controlli formali in un momento successivo alla liquidazione. Le aziende hanno necessità di immediatezza e non di
lungaggini burocratiche.
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Ricordo che l’emergenza Coronavirus è intervenuta in una fase economica già notevolmente critica per le aziende calabresi. Ed in tale crisi è possibile che molte imprese possano essere incorse inritardi nel versamento delle imposte e/o dei contribuiti previdenziali. Per questo motivo, penso sia necessario inserire solo i requisiti tassativamente utili a dimostrare la moralità dell’impresa, escludendo i requisiti che possano essere stati violati a causa di ritardati o omessi versamenti fiscali e previdenziali. Anche qui è doveroso il richiamo alla finalità dell’aiuto edalla sua entità: ricordo che miriamo a compensare danni subiti perché le imprese sono state chiuse per legge e la Regione gli da 2.000 euro! Alla luce delle considerazioni generali sopra esposte suggerisco di:
a) eliminare il requisito, non espressamente indicato al paragrafo 2 dell’avviso, ma previsto al paragrafo 3.1, comma 3 ed al paragrafo 4.4., comma 1, riferito al “fabbisogno di liquidità”. Secondo la bozza di
bando l’impresa deve allegare la certificazione di un professionista abilitato nella quale si attesta che l’emergenza Covid gli ha procurato un fabbisogno di liquidità maggiore di 2.000 euro! Una
certificazione pleonastica! Un esempio di inutile e dannosa burocrazia. L’eliminazione di questo requisito è assolutamente indispensabile.
b) eliminare i requisiti che possano essere violati a causa di ritardo e/o omesso versamento di natura fiscale e/o previdenziale (Paragrafo 2.2, comma 1, lettera a); oltre a quanto scritto sopra, vi segnalo che tali
requisiti non sono presenti nelle analoghe disposizioni di altre regioni italiane. Difatti, tale requisito è stato finanche eliminato nel c.d. bonus dei 600 euro di autonomi e professionisti.
c) uniformare i testi dei paragrafi relativi ai controlli (5.2), alle cause di decadenza (5.3) ed alla revoca del contributo (5.4). Anche qui torna la necessità di avere chiaro il tipo di aiuto che si sta dando alle imprese.
Nella bozza attuale si prevede di chiedere il rimborso dei 2.000 euro per atti che l’imprenditore potrebbe commettere in futuro. Ribadisco: non stiamo dando aiuti per programmi futuri dell’imprenditore ma per danni già subiti! Controlli, cause di decadenza e revoca del contributo possono essere collegati solo ai casi in cui il beneficiario abbia dichiarato dati e/o notizie false, inesatte, o reticenti ai fini
dell’ottenimento dell’aiuto;
d) eliminare il requisito del limite minimo di fatturato nel 2019 di euro 5.000 ed in ogni caso esplicitare che vada rapportato al periodo di attività dell’impresa (se l’impresa ha iniziato l’attività il 1° dicembre, deve
essere chiaro che il requisito è 1/12 di 5.000). Ribadisco, comunque che a mio avviso, introdurre un limite minimo di fatturato che non sia solo
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simbolico (es: 1,00 euro), determina l’ingiusta esclusione di microimprese comunque danneggiate da Covid. Anzi andrebbe innalzato il
limite massimo di fatturato.
3. Spese di bollo Il bando prevede che l’impresa paghi le spese dell’imposta di bollo per presentare la domanda. Al riguardo chiedo uno specifico approfondimento normativo, al fine di evitare che la domanda sia assoggettata all’imposta di bollo. È vero che il Governo in base all’art. 41, comma 3, del Decreto – Legge 8 aprile 2020, n. 23 ha previsto espressamente l’esenzione delle spese di bollo solo per la domanda di CIGD, ma mi risulta che in altri bandi analoghi, di altre Regioni, l’imposta di bollo non sia stata prevista (es. Regione Campania). Dobbiamo fare di tutto affinché le imprese calabresi posano essere sgravate da questo onere".
Pietro Molinaro Consigliere Regione Calabria