L'abito tradizionale femminile arbëreshë tra bellezza e storia
Da sempre ritenuto un bene prezioso nelle famiglie arbëreshë
L’abito tradizionale femminile è da sempre ritenuto un bene prezioso nelle famiglie arbëreshë, in quanto dono del corredo nuziale e conservato attraverso l’attività del telaio di generazione in generazione.
Le origini
Le sue origini ci riportano alla civiltà bizantina e a quello illirico-tracia. Le stoffe, le più pregiate, provenivano in particolar modo dalla Toscana e dalla Sicilia.
I pezzi più antichi sono: la linja, una camicia lunga e bianca, cofa, una tunica lunga fino ai piedi, e keza, che conteneva i capelli intrecciati. Questi pezzi completavano l’abito di gala delle famiglie nobili.
Per l’acquisto delle stoffe pregiate gli italo-albanesi avevano quale punto di riferimento il napoletano, in particolar modo quando si inserirono a tutti gli effetti nella società italiana, nell’Ottocento. Anche le donne che appartenevano al ceto più umile avevano il loro abito di gala, in cui, però, non figuravano stoffe pregiate o ricami in oro. Le ragazze, già da giovanissime, indossavano l’abito tradizionale con l’ausilio delle più anziane, quasi a significare la loro entrata nella vita adulta.
Sei diversi tipi di abito
Sei erano i tipi di abito indossati dalle donne arbëreshë di Lungro:
L’abito di gala, Stolítë, composto da: Keza(diadema regale, composto di un contenitore rigido di seta, ricamato con fili di oro zecchino e argento);Linja(camicia lunga di seta bianca che terminava al polpaccio, con un merletto plissettato al collo mëlletët); Mexaporti(copri petto di cotone fissato con due spille sulla linja); Sutatina (sottoveste arricciata in vita che si indossava sotto la camicia lunga); Kamizollallastri (sottogonna plissettata di seta in raso, di colore rosso, che arrivava fino ai piedi); Cofa (sopragonna plissettata in lamè o raso, di colore blu, che terminava un po’ più sopra della sottogonna di seta in raso); Skamandilinënmëlletit (fazzoletto di seta, di colore rosa, munito di frange sulla bordatura thekët, che copriva le spalle sopra la camicia bianca); Xhipuni (corpetto di lamè azzurro, o celeste, che copriva le braccia e le spalle, ricamato tutto in oro con motivi floreali o trapunto di stelle; Kallucjetët-këpucët (calze bianche di cotone e scarpe nere foderate di seta e confezionate con lo stesso tessuto e colore della sopragonna in lamè o raso).
L’insieme di questi elementi formava l’abbigliamento completo di gala, uno degli indumenti più preziosi della dote femminile. Tra gli accessori importanti facevano parte gli ori ártë: gli orecchini riqìnt, il nastro di velluto nero susti in cui si appendeva un pendaglio in oro birrllokuari, catenine di ogni genere e le spille, che, nella loro eleganza, avevano il compito di fissare la parti del vestito.
- L’abito ordinario, tëveshuritnga dita, composto da: Linja(camicia lunga di seta bianca che terminava al polpaccio senza merletto); Sutatina (sottoveste di cotone a quadretti che arrivava sotto il polpaccio); Kamizolla(gonna rossa plissettata, munita intorno ai bordi di una fascia di colore verde e veniva raccolta nella parte posteriore); Xhipuni (corpetto di seta e di panno nero con ricami di colore bianco); Vandizini (grembiule allacciato dietro con un nodo su cui venivano ricamati, in genere, fiorellini bianchi); Pani (scialle di lana, di colore rosso, a forma rettangolare con i tre lati lavorati con frange in seta theksi); Kallucjetët(calze bianche di cotone); Këpucët (scarpe nere basse).
- L’abito di mezza festa, tëveshuritndirdiellat, composto da: Linja(camicia di cotone, lunga e bianca con merletto); Sutatina (sottoveste di cotone bianco o a colori chiari); Kamizolla(gonna rossa plissettata che arrivava fino al polpaccio);Xhipuni (corpetto di colore nero di raso, ricamato con filo bianco di cotone simile ad una forma di conchiglia); Mexaporti(copri petto di cotone ricamato a intaglio); Pani (scialle di lana, di colore rosso, a forma rettangolare con i tre lati lavorati con frange in seta theksi); Kallucjetët(calze bianche di cotone); Këpucët (scarpe nere a mezzo tacco).
- L’abito della ragazza da marito, kandushi, composto da: Linja(camicia lunga e bianca senza merletto); Sutatina (sottoveste, che arrivava fino al polpaccio, rifinita con piegoline); Kamizolla(gonna nera); Xhipuni (corpetto nero senza ricami); Grembjullini (grembiule di cotone, di colore blu, con fiorellini bianchi); Kallucjetët(calze bianche di cotone); Këpucët (scarpe nere).
- L’abito di lutto tëveshurit di llutu, indossato in occasione del Venerdì Santo tëPrëmten e Shëjnte o quando si andava a far visita in casa del defunto.
Si distingueva nei seguenti elementi: al posto della sottogonna si indossava la gonna di colore verde cofa, munita ai bordi di una fascia in gallone d’oro kamizollasutadhopri. Sopra le spalle si indossava il corpetto di raso nero xhipuni, ricamato di fili di oroa forma di serpente, con una fettuccia bianca e un merletto in tulle, oppure, plissettato all’uncinetto. La testa veniva coperta dallo scialle rosso paniikuq, abbellito con frange in seta. Era, effettivamente, l’abito delle grandi occasioni, ma con degli accorgimenti particolari, quali la gonna, che veniva tenuta sciolta, in segno di lutto, e non raccolta mbafejllëshuar e jombjedhur.
- L’abito della vedova tëveshurit e kativës, composto da: Linja(camicia lunga e bianca senza merletto);Sutatina (sottogonna a fondo nero con fiorellini piccoli o a pois); Kandushi (gonna nera di cotone arricciata in vita); Bustiizí (camicetta nera di cotone); Vandizini (grembiule nero pieghettato); Xhipuni (corpetto nero con ornamenti di nastrino di colore nero); Skamandiliizí(fazzoletto nero posto dietro la testa); Pani (scialle nero di lana); Kallucjetëttëbardha (calze bianche di lana); Këpucëttëzeza (scarpe nere).