Pantaleone Mancuso e Rosario Battaglia
Pantaleone Mancuso e Rosario Battaglia

La Corte di Cassazione si è espressa sul procedimento scaturito dall’operazione antimafia “Rimpiazzo”, che ha colpito il clan dei Piscopisani e alcuni esponenti della cosca Mancuso di Limbadi. La sentenza ha confermato gran parte delle condanne già emesse in appello, mentre per alcune posizioni ha disposto l’annullamento con rinvio.

28 anni e 3 mesi per Rosario Battaglia

Tra le condanne definitive spicca quella di Rosario Battaglia, 39 anni, ritenuto uno dei vertici del clan Piscopisani, a cui sono stati inflitti 28 anni e 3 mesi di reclusione. Anche per altri imputati la Cassazione ha confermato le pene già stabilite in secondo grado, tra cui Francesco Romano, Pierluigi Sorrentino, Domenico D’Angelo, Giuseppe Brogna, Nazzareno Colace, Francesco Felice, Giuseppe D’Angelo, Pantaleone Mancuso, Nazzareno Galati, Michele Silvano Mazzeo, Nazzareno Pannace, Francesco Popillo e Simone Prestanicola. Le condanne variano da un minimo di 3 anni fino a un massimo di 13 anni e 8 mesi di reclusione.

Nuovo giudizio in appello per altri imputati

Discorso diverso per altri imputati, per i quali la Suprema Corte ha ritenuto necessario un nuovo giudizio in appello. Tra questi figurano 3 indagayi, entrambi condannati a 10 anni in secondo grado, ma per i quali il verdetto è stato annullato con rinvio. Sorte simile è toccata a Michele Staropoli e Benito La Bella, per cui è stata disposta una nuova valutazione limitatamente a un solo capo d’imputazione. Anche Giuseppe Salvatore Galati, detto “Pino il ragioniere”, già condannato a 12 anni e indicato come un esponente di spicco dei Piscopisani, dovrà affrontare un nuovo giudizio per il reato di associazione mafiosa, limitatamente al periodo fino al 21 marzo 2011.