Il padre di Lorena Quaranta si affida alla Corte di Reggio Calabria per giustizia
Il padre di Lorena Quaranta chiede giustizia alla Corte di Reggio Calabria per sua figlia e tutte le donne.
La tragica vicenda di Lorena Quaranta, giovane aspirante medico brutalmente uccisa dal suo fidanzato Antonio De Pace nel marzo 2020, continua a far parlare di sé. La Procura generale di Reggio Calabria ha recentemente chiesto una pena di 24 anni, e la decisione finale è attesa per il prossimo 28 novembre. Vincenzo Quaranta, padre di Lorena, esprime con dolore la sua speranza che la giustizia venga fatta. “Mi affido alla Corte di Reggio Calabria, ai giudici popolari e alla presidente. Lo faccio per mia figlia e per tutte le donne che meritano una giustizia vera,” ha dichiarato in un’intervista a TV7, speciale del Tg1.
Un nuovo processo dopo la revisione della Cassazione
Quattro anni e mezzo dopo il femminicidio, la Cassazione ha disposto un nuovo processo, tenendo conto di una controversa attenuante: lo “stress da Covid” invocato per l’assassino. La decisione ha suscitato sgomento e rabbia nella famiglia di Lorena, che vede in questa attenuante un’ingiustizia. De Pace era già stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise d’Appello di Messina, ma questa revisione ora mette tutto in discussione.
Il padre di Lorena, con voce ferma, nega qualsiasi attenuante: “Non era malato, non era stressato. La sera usciva, giocava alla PlayStation, tutto è documentato nei messaggi WhatsApp. Qual è la pena per chi ha tolto una vita? La giustizia deve dare una risposta.”
Una storia di violenza e insicurezza: quando l’orgoglio maschile degenera in violenza
Lorena e Antonio convivevano, ma l’apparente normalità nascondeva un rapporto pericoloso. Gli ultimi messaggi trovati sul cellulare di Lorena rivelano una relazione instabile, con episodi di violenza e un senso di inferiorità crescente in De Pace, infermiere, rispetto alla giovane che studiava medicina. "Era il pilastro della nostra famiglia, aveva un sogno e lo stava realizzando," racconta il padre, ricordando come Lorena supportasse il fidanzato in ogni situazione, nonostante i suoi comportamenti preoccupanti.
Il parallelismo con la storia di Giulia Cecchettin e un problema culturale radicato
La tragica storia di Lorena ricorda quella di Giulia Cecchettin, recentemente scomparsa in circostanze altrettanto drammatiche. Entrambe le donne erano promesse del loro futuro, impegnate a costruire le proprie vite, ma sono state vittime di uomini incapaci di accettare il loro successo. Un fenomeno, come sottolinea il Procuratore della Repubblica di Tivoli, Francesco Menditto, che colpisce donne di tutte le classi sociali e che nasce spesso da un profondo senso di inadeguatezza.
Una lotta per tutte le donne
La famiglia di Lorena Quaranta, come molte altre vittime di femminicidio, spera che questo processo porti finalmente giustizia, non solo per Lorena, ma per ogni donna che ha subito violenze e ingiustizie. In attesa della sentenza di fine novembre, le parole del padre di Lorena riecheggiano come un monito: "Voi donne lottate, ma la giustizia deve fare il suo dovere."