Pane casareccio
Pane casareccio

Nel linguaggio comune, la parola "casareccio" evoca immagini di cibo genuino, preparato con ingredienti semplici e autentici, magari seguendo metodi tradizionali tramandati di generazione in generazione. Ma cosa significa davvero "casareccio"? E soprattutto, è corretto utilizzarlo per qualsiasi prodotto fatto in casa?

Da dove deriva il termine

Il termine "casareccio" deriva dall’italiano antico e indica tutto ciò che appartiene o proviene dalla casa. Nell’ambito alimentare, la sua accezione si lega alla produzione domestica, spesso artigianale, che si contrappone alla produzione industriale. Un pane casareccio, ad esempio, è tradizionalmente quello fatto con lievito madre, farine locali e cotto in forno a legna, mentre una pasta casareccia è impastata a mano con ingredienti freschi e senza additivi artificiali. Negli ultimi anni, il termine "casareccio" ha subito un’evoluzione, diventando una parola di marketing più che un indicatore di qualità. Troppo spesso si associa il concetto di "fatto in casa" a garanzia di genuinità, tralasciando l’importanza della qualità delle materie prime e della conoscenza delle tecniche di lavorazione.
Ad esempio, una tagliatella fatta a mano può essere definita "casareccia", ma se l’impasto è realizzato con farine di dubbia provenienza, magari raffinate e prive di valore nutrizionale, possiamo davvero considerarla genuina? Lo stesso discorso vale per il pane: sebbene impastato a mano, l’uso di farine industriali e lieviti chimici lo rende ben lontano dall’essenza del pane casareccio autentico.

La nostalgia della cucina ‘di una volta’

Questa deriva linguistica e concettuale è figlia di una crescente nostalgia per la cucina "di una volta", spesso idealizzata e distorta. In realtà, il valore del "casareccio" non risiede solo nel fatto che un prodotto sia fatto in casa, ma nel rispetto di un sapere artigianale, nell’uso di ingredienti di qualità e nella cura della preparazione. Per questo, dovremmo riappropriarci del vero significato della parola, evitando di applicarla indiscriminatamente. Un prodotto casareccio dovrebbe essere sinonimo di autenticità e qualità, non solo di una produzione domestica priva di controllo sulla provenienza degli ingredienti.
Se vogliamo difendere la tradizione e l’eccellenza della cucina italiana, dobbiamo essere più attenti nell’uso delle parole. "Casareccio" deve tornare a significare "artigianale e genuino", non semplicemente "fatto in casa". Solo così potremo valorizzare davvero le nostre radici culinarie e garantire un consumo più consapevole.