Un’esecuzione cruenta e una firma che non lascia spazio all’immaginazione: l’omicidio di Maurizio Scorza e della compagna, una donna tunisina di 38 anni, non può non sconvolgere la quiete della comunità castrovillarese, trovatasi di fronte ad un delitto che ha tutti i presupposti per essere considerato un gesto di stampo mafioso.

“Lo ha fatto con metodo e simbologia che rimanda a quei rituali mafiosi e lo ha fatto colpendo ancora una volta anche una donna. Non sono metodi questi che appartengono alla nostra cultura cittadina ma che, tuttavia, si abbattono sulla nostra comunità e ci dicono che il fenomeno non può essere sottovalutato. “sono queste le parole del primo cittadino di Castrovillari, Mimmo Lo Polito, le quali evidenziano la presa di coscienza della guerriglia celatasi alla base di questa vicenda e, al contempo, le distanze dalla comunità castrovillarese ad episodi similari.

“Una comunità che non si chiude nell’indifferenza è la risposta più forte e significativa che una società possa dare – continua il sindaco - Questa impostazione ci consente di non guardare con superficialità a quanto accaduto pensando, magari, che la questione ci interessi poco perché riferita a persone di altri comuni o, peggio ancora, di persone con precedenti penali.”

Una realtà che, di tanto in tanto, bussa alle porte dei cittadini, per rendere evidenza di quanto, ancora una volta, la piaga della ‘ndrangheta riecheggia nella piana della sibaritide, portando alla luce episodi che sembravano far parte del passato e che, improvvisamente, ritornano sui titoli dei giornali.

Scorza, infatti, sembrerebbe fosse già coinvolto dagli anni Novanta in dinamiche inerenti alla criminalità organizzata e, attualmente, la sua presenza sul territorio stava prendendo piede, acquisendo una certa importanza a Cassano. Il primo processo con Lento e Atene, poi l’agguato scampato una decina di anni fa, costituiscono degli eventi che lasciano intendere un passato profondamente impiantato nella ndrina calabrese.

Ciò nonostante, la sensibilità del comunità non si lascia influenzare dai precedenti crimini, cogliendo il lato umano della vicenda e comprendendo lo strazio di fronte ad una morte così violenta.

Attualmente il territorio del Pollino e della sibaritide godono della presenza del nuovo procuratore capo, Alessandro d’Alessio, la cui sovrintendenza diventa così presidio di sicurezza. Al caso sta collaborando anche la DDA di Catanzaro, considerando il rituale dell’esecuzione, che lascia intendere la matrice mafiosa.

La fiducia nelle forze dell’ordine costituisce un elemento necessario di fronte ad avvenimenti simili, nella speranza che i colpevoli vengano presto assicurati alla giustizia.