In Calabria il 26,4% delle donne fra i 16 e i 70 anni ha subìto nel corso della propria

vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale: in

particolare, il 16,5% ha subito violenza fisica, il 16,1%

violenza sessuale, e il 4,1% uno stupro o un tentato stupro. Una

incidenza costante nel corso degli anni. I dati sono contenuti

nel primo Rapporto sulla violenza di genere in Calabria

effettuata dall'Osservatorio regionale sulla violenza di genere

presieduto da Mario Nasone.

  Secondo la ricerca, elaborata grazie al lavoro di Giovanna

Vingelli, ricercatrice Unical, e di Domenico Tebala, dell'Istat,

Anche per quanto riguarda le minori di 16 anni, l'incidenza è

particolarmente alta. I dati sono prevalentemente inferiori alla

media nazionale, un dato che necessita di un approfondimento

qualitativo. È invece superiore alla media nazionale l'incidenza

delle donne che ha riportato ferite e danni permanenti a seguito

dell'episodio di violenza. Malgrado la gravità, il 26,9% delle

donne non parla con alcuno della violenza subìta. Lo fanno

prevalentemente con familiari (43,5%) o amici (24,7%), mentre

solo lo 0,1% ne parla con carabinieri, polizia, avvocati o

magistrati (contro il 6,7% della media italiana). Il 4,8% si è

rivolta a un centro antiviolenza o a un servizio per il supporto

delle donne e l'11,7% ha sporto denuncia. Soltanto il 34,6%

delle donne che hanno subìto violenza fisica o sessuale nel

corso della vita ritiene di essere vittima di un reato, il 53,7%

sostiene che si è trattato di qualcosa di sbagliato ma non di un

reato, mentre il 10,6% considera la violenza solo qualcosa che è

accaduto.

  Non trascurabile la percentuale di donne che ha subito anche

atti persecutori. Secondo i dati del Ministero dell'Interno, nel

periodo 2014-2018 sono stati emessi in Calabria, in funzione di

prevenzione delle condotte di atti persecutori, 246 ammonimenti,

di cui 109 contro il partner violento. Nello stesso periodo, le

misure di allontanamento urgente adottate da ufficiali e agenti

di polizia giudiziaria in Calabria sono state complessivamente

26.

  "Sono soddisfatto del lavoro che è stato fatto - ha detto il

il presidente del Consiglio regionale Nicola Irto - che ha

consentito di fare, con equilibrio, una analisi di contesto

generale del fenomeno della violenza di genere in Calabria.

Numeri e dati che ci consentono di fare una riflessione

importante, sulla quale però manca un impatto legislativo forte

a livello nazionale. Una carenza che ci siamo preoccupati di

colmare con una proposta di legge, che il Consiglio regionale ha

inviato in Parlamento, nella quale è contenuta l'idea di una

riserva di posti, nei concorsi pubblici, per le donne vittime di

violenza di genere. Donne che spesso subiscono perché non hanno

la libertà economica di poterlo fare. E se lo ha fatto il

Consiglio regionale della Calabria, lo reputo un merito che si

aggiunge alle tante discussioni, ai tanti confronti, che hanno

visto teatro questo Consiglio regionale, anche su stimolo

dell'Osservatorio".

  Presenti i vertici della forze dell'ordine, magistrati,

operatori sociali. Nel suo indirizzo di saluto il Prefetto di

Reggio Calabria Massimo Mariani, ha tracciato le fasi

dell'evoluzione normativa, "che fin dalla legge sul diritto di

famiglia del 1975 - ha detto - ha prodotto, nel tempo, una

evoluzione sociale e culturale, sulla quale oggi si inserisce un

generale degrado dei rapporti personali: il fatto che

scaturiscano dei delitti che derivano dalla percezione che

quella violenza, in tutte le sue forme, fino all'omicidio, viene

esercitata nei confronti di una persona in quanto donna. C'è

qualche cosa che non funziona, che evidentemente si è bloccato,

e che esce dalle competenze degli operatori di polizia e

riguarda, invece, un intervento di tipo culturale sulle

persone".